E’ successo  nel convegno del 7 Gennaio di quest’anno a Napoli Galoppo. Sette fantini constatate le condizioni, a loro parere, di impraticabilità della pista, per altro documentate con tanto di foto, si rifiutavano di montare. I membri della giuria in servizio intervenivano comminando cinque giorni di appiedamento ai suddetti fantini e disponendone il deferimento all’organo di disciplina competente in quanto gli stessi si erano rifiutati di ” montare a cavallo senza giustificato motivo“.

Tre mesi dopo la Commissione di Disciplina di Prima Istanza del Mipaaf pubblicava la sentenza relativa al caso con la quale i sette fantini colpevoli del gran rifiuto venivano assolti per “non aver commesso il fatto“.

Nelle motivazioni si legge che i fantini avevano tutto il diritto di opporsi alla partecipazione alle corse considerata la situazione di evidente criticità delle condizioni della pista a tutela della propria integrità e della salute ( l’art. 32 della Costituzione Italiana ” la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto del cittadino“).  In altre parole:  prima viene l’incolumità degli uomini e degli animali poi gli interessi economici.

Una sentenza che suona come un richiamo al buon senso e nella fattispecie alla necessità di saper valutare situazioni particolari senza contravvenire alla regole, pertanto una riflessione sulla capacità e la preparazione di chi negli ippodromi è chiamato ad applicare la giustizia sportiva è doverosa.

Fral

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