Continua la lenta agonia dell’ippica italiana e a farne le spese sono tutti quanti operano nel settore, dagli allevatori ai proprietari che acquistano i cavalli e pagano le pensioni, dagli allenatori ai guidatori che si alzano presto al mattino, dalla perdita di posti di lavoro agli stessi ippodromi che  hanno dipendenti da pagare e strutture da mantenere.

Tutti allo stremo perché da quando l’ippica è passata alle dipendenze del Mipaaf è stata abbandonata.

Ai tempi dell’U.N.I.R.E.  i premi e i pagamenti mensili delle competenze degli ippodromi venivano effettuati entro il 15 del mese successivo, da quando è subentrato il Mipaaf non c’è stata più una regola.  Si va avanti alla giornata interrogandosi e interrogando su quando arriveranno i tanto agognanti soldi.

Prendiamo gli ippodromi che nel 2017 stanno correndo senza conoscere i termini della convenzione e senza aver firmato alcun documento. Ne consegue che per il 2017 non potranno ricevere alcun corrispettivo, neanche a titolo di acconto fino a quando non avranno regolarizzato  il loro rapporto con il ministero. Da voci di corridoio sembrerebbe che il Mipaaf stia inviando preventivamente la bozza di convenzione alla Corte Dei Conti.

Campa cavallo che la capra crepa!..

Quanto ai pagamenti del 2016 il saldo della rendicontazione presentata sarà liquidato totalmente o parzialmente solo dopo che gli uffici preposti avranno controllato e verificato i costi della gestione 2016. Operazioni che fino a poche settimane fa per decreto ministeriale dovevano essere effettuate entro 60 giorni dalla consegna dei conteggi, da far pervenire al Mipaaf entro e non oltre il 30 aprile. Un lasso di tempo successivamente portato a 90 giorni con circolare direttoriale motivata dall’eccezionale mole di documenti da controllare.

Spontanea la domanda: se è vero che ad oggi è stato completato il controllo di un solo ippodromo che aveva presentato i conti da oltre due mesi, gli uffici saranno in grado di espletare i riscontri entro i tempi stabiliti? O si ricorrerà a una seconda proroga?

Ci si chiede quando potrà concludersi l’iter per tutti gli ippodromi.

Questo lo stato delle cose. Intanto le società di corse sono costrette a ridurre gli organici, ricorrono alla cassa integrazione, in alcuni casi pensano di posticipare le corse già programmate al saldo del dovuto, quando non addirittura di chiudere temporaneamente i battenti.

Molti impianti al momento non hanno l’acqua calda e presto non avranno neanche quella fredda. Sino a qualche anno fa gli ippodromi erano luoghi di aggregazione, per andare alle corse ci si cambiava d’abito ed era gratificante frequentare i recinti riservati. Oggi il processo di deterioramento allontana appassionati, scommettitori, contribuendo all’impoverimento della filiera e di posti di lavoro.

Alla faccia di chi – senza un progetto, senza confrontarsi con la realtà e senza distinguere un asino da un cavallo – richiede loro di diventare teatri appetibili, luoghi capaci di attrarre pubblico nuovo e  giovane.

Diventando inconsapevolmente complice di chi – in un disegno esclusivo e non inclusivo – mira a ridurre cavalli, allevatori, proprietari, ippodromi e posti di lavoro per dividere quel poco che rimane della torta tra pochi intimi.

Fral

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