Sulla questione “se l’ippica è sport o scommesse” riteniamo che nel suo intervento (allegato) di giovedì 11 il direttore di Trotto Turf abbia in modo esaustivo dimostrato che l’ippica è uno sport come tanti altri e che comunque non può prescindere dalle scommesse, quindi che sia uno sport è scontato e che debba autofinanziarsi lo è altrettanto anche in considerazione di quanto previsto nel Collegato Agricolo. Noi dell’Organismo Ippico Italiano sappiamo bene che le scommesse sono il mezzo e non il fine dell’ippica. Alla base del nostro progetto infatti abbiamo testualmente scritto “l’ippica prima di essere un evento sul quale scommettere è uno sport”, quindi prima viene lo sport poi le scommesse che servono a finanziarla. Come si possa pensare oggi che l’ippica riesca a finanziarsi con le sole scommesse è un altro tema.
Il problema semmai è chiedersi: l’ippica italiana, pur avendo tutti gli ingredienti che si richiedono a uno sport (cavalli come atleti, allenatori, guidatori che gareggiano, ecc.) ha i requisiti per essere considerato uno sport credibile?
Bisogna partire da qui altrimenti non ha senso parlare di ippodromi puliti e accoglienti e di recupero di pubblico.
L’ippica italiana deve tornare ad essere credibile. Le cause del degrado della nostra ippica sono molteplici, a partire da chi l’ippica oggi la governa, fino ad arrivare agli ippodromi e ai protagonisti dello spettacolo. Tutti hanno le loro colpe sulle quali devono riflettere.
Personale in molti casi senza nessuna garanzia, mancato rispetto dei regolamenti, vigilanza inesistente negli ippodromi, corse sotto inchiesta, tris annullate, ippodromi chiusi per infiltrazioni mafiose. Non ci nascondiamo, questa è l’ippica italiana. Ogni persona impegnata nel settore ha il dovere di riflettere sulle proprie responsabilità e dare il proprio contributo per il cambiamento.
Quando si dice che l’ippica italiana non ha più l’appeal di un tempo (quando le corse andavano in tv anche in chiaro e i nomi dei grandi fantini e dei driver di successo erano conosciuti da tutti) bisogna anche chiedersi perché. Se vogliamo tornare a fare presa sul pubblico è necessario offrire un prodotto certificato, un prodotto pulito e garantito da una giustizia sportiva efficiente, in due parole un prodotto professionalmente all’altezza e trasparente.
Fral
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