E non costa solo 5.000.000

Avevamo affermato che tutto avremmo fatto tranne che tornare sull’argomento delle polemiche inutili dei giudici di gara. Ma quando ci siamo sentiti ripetere anche da un alto funzionario del Mipaaf che la giustizia sportiva costa solo 5 milioni, identificandola con i soli giudici di campo, abbiamo sentito il dovere di un approfondimento.

Entriamo nel merito.

La giustizia sportiva si compone di:

  1. Giudici e commissari di campo trotto, galoppo, handicapper e tecnici del sella;
  2. Veterinari sul campo e per la campagna produzione;
  3. Antidoping e dna (Unirelab);
  4. Procura e Commissioni di Disciplina;
  5. Commissioni di controllo istituite in casi particolari.

Quindi il costo della giustizia sportiva non è di euro 5.000.000, che rappresentano la spesa sostenuta dal Mipaaf solo per i giudici di campo del trotto e del galoppo, handicapper e tecnici del sella. A tale importo occorre aggiungere il costo di Unirelab (5.000.000 circa), dei veterinari, della Procura, delle Commissioni di disciplina, di controllo e dei rimborsi spese.

Sarebbe interessante sapere l’importo delle trasferte Siracusa – Merano!

Il sistema attuale prevede l’accentramento in un unico soggetto di:

  1. Selezione dei giudici/veterinari;
  2. Nomina dei giudici/veterinari;
  3. Controllo della funzionalità ordinaria;
  4. Nomina e segreteria Commissioni disciplina;
  5. Nomina vertici Unirelab e controllo del laboratorio;
  6. Istituzione di eventuali Commissioni di controllo.

Tutte queste funzioni sono riconducibili a soli due dirigenti dello stesso ministero, uno per i giudici/funzionari e uno per i veterinari, quindi è impossibile che vi possa essere un intervento terzo “super partes”.

Anche laddove un regolamento antidoping prevede la nomina di una commissione indipendente di controllo sull’operato dell’ufficio competente e del laboratorio, questa non viene nominata dal novembre 2015. E sebbene sia stato pubblicato un bando per la ricerca degli esperti (domande giacenti), nessuno avvia il procedimento di nomina.

Sembrerebbe che i controlli si vogliano solo imporre e non subire.

Per un prodotto certificato necessita non solo competenza, professionalità e funzionalità delle Giurie alle quali va assicurata indipendenza, ma a cui si richiede trasparenza, assunzione di responsabilità in caso di errori e anche prontezza nella repressione delle condotte illecite e contrarie ai Regolamenti.

Un prodotto certificato e credibile deve essere la somma di una serie di componenti legate da un unico filo conduttore all’interno di un unico organismo, così come del resto, anche sul piano testuale, vuole il Collegato Agricolo.

La riforma dell’ippica (Collegato Agricolo, art. 15, lett. b) prevede la costituzione di un organismo a cui demandare le funzioni di “organizzazione” degli eventi ippici e non di sola “rendicontazione”  come invece sembra volere indirizzare il Mipaaf. Sottraendo  al costituito organismo gli svariati milioni di euro relativi al costo della giustizia sportiva che rimarrebbe al Ministero e perpetuando la formulazione di un prodotto – corsa falsato ancora prima di entrare in pista.

Le risorse a disposizione dell’ippica scenderebbero dagli attuali 169.000.00 a poco più di 150.000.000.

Occorre anche domandarsi: “Chi controlla i controllori ?

Nell’ordinamento sportivo questo fatto è rigidamente diviso tra federazioni e CONI e laddove il Coni è l’esecutore esistono organismi sovranazionali indipendenti di salvaguardia.

Non è certo il ministro dello sport che nomina gli arbitri ogni settimana e per tutti gli sport.

L’Organismo Ippico Italiano ha già affermato con fermezza la necessità dell’autonomia dei giudici di gara.  Il modello di riferimento dell’OII è l’AIA.

 L’AIA ha autonomia operativa – amministrativa e rapporti con la Figc ben precisi e strutturati, ma anche di subordinazione, dal controllo preventivo e consuntivo dei bilanci all’approvazione dei regolamenti.

Quando poi è stata espressa perplessità sul modello AIA perché l’ippica è uno sport sui cui è possibile effettuare scommesse riconosciute dallo Stato, ignorando che anche sul calcio è possibile giocare (il quadruplo dell’ippica), ci sono cadute davvero le braccia, preferendo non porci…domande.

Vale  la pena ricordare che le gestioni ippiche di tutte le nazioni europee sono di natura privatistica e che la giustizia sportiva è organizzata, controllata e regolata dalle stesse associazioni private.

La privatizzazione è l’unica carta da giocare e le perdite di tempo, soprattutto per perseguire interessi particolari e non collettivi, sono letali.

Mauma

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