Upt e Fipt: Ferrero e la sua corte dei miracoli non rappresentano le categorie del trotto. Ippica prossima al default.
UPT e FIPT comunicato congiunto
Upt e Fipt hanno emesso il seguente comunicato.
L’ennesima farsa
Prendiamo atto, per l’ennesima volta, questa con l’aggiunta del sig. Abate, che i rappresentanti ministeriali Mastromarino & co. si sono riuniti “in un clima disteso” con i servili sig.ri Ferrero e Faticoni, senza convocare i rappresentanti dei proprietari imprenditori al fine di decidere come distribuire le risorse del Preu (atto dovuto ricordiamo nessuna conquista di risorse da chicchessia) ricevendo le proposte delle “categorie del trotto”.
Nel ribadire che i proprietari NON SONO NE VOGLIONO ESSERE rappresentati né dal sig. Ferrero né dal sig. Faticoni, diffidiamo in primo luogo gli stessi dal millantare ruoli diversi dai loro, invitiamo i responsabili Ministeriali al DOVERE di ascoltare la voce di chi investe e tiene in piedi il settore con ingenti sacrifici.
I suggerimenti proposti dai due alleati vanno peraltro a cercare di rimediare i grossolani errori (vergogna) da essi forzatamente imposti (dotazione gran premi e stop corse al lunedì) dei quali stiamo pagando le amare conseguenze.
Per quanto riguarda i pagamenti le finte lotte del sig. Faticoni in tre anni hanno prodotto solo il peggioramento dei tempi (lui non deve ricevere niente, chiedere invece ai proprietari con p.iva); quando un cavallo è sempre n.p. forse è meglio si metta in paddock.
UPT: Gragnaniello Francesco
FIPT: Comitato Esecutivo
Upt e Fipt rappresentano la totalità dei proprietari di cavalli trottatori, hanno l’obbligo di manifestare illimitato dissenso dal comunicato trasmesso da Anact, Snapt, Apit e Siag, fatto passare come espressione delle “categorie del trotto”.
Locuzione esageratamente ambiziosa, in quanto utilizzata senza la partecipazione e l’approvazione dei proprietari del trotto, e, a parte gli allevatori, da sigle che rappresentano solo sé stesse.
I proprietari sono l’asse portante del settore: senza proprietari gli allevatori non venderebbero i nati, gli ippodromi non potrebbero organizzare le corse e guidatori, allenatori, artieri e tutta la filiera dei lavoratori non esisterebbe più.
Resta da un lato misteriosa e dall’altro lato inquietante la scelta da parte del Mipaaf d’interlocutori privi di rappresentatività, per avere consensi su strategie tecniche e non, sino ad ora contrarie agli interessi dell’ippica e degli ippici e con esiti fallimentari, come dimostrano la diminuzione delle scommesse (-17,50%) e il decremento dei ricavi (-5.710.000 di euro), con conseguente eloquente danno erariale (-3.000.000).
Ci auguriamo che Upt e Fipt diano seguito alle loro legittime rivendicazioni e in difetto di una convocazione immediata per definire strategie relative a programmazione e suddivisione del montepremi, facciano sentire la loro voce.
Tenere alta la guardia è un dovere considerando la qualità delle persone che stanno nella stanza dei bottoni.
Mauma
Il default dell’ippica
Proviamo a fare 2 conti e prevedere le risorse destinate all’ippica per l’anno finanziario 2018, partendo da quanto segnalato dal direttore Abate: meno 20% del contributo pubblico nel 2018. Cui sommare i minori ricavi dalle scommesse, che registrano al 30 giugno una contrazione delle entrate per 5.710.988, pari a 31.552 euro giornalieri e a 11.485.081 in proiezione annua, come pubblicato nella home del sito.
Dal disegno di legge di bilancio n. 2611 approvato definitivamente al Senato della Repubblica in data 07.12.2016, si evince che sotto la voce “interventi a favore del settore ippico” sono stati stanziati, per l’anno 2017 169.927.353 mln contro i 176.781.354 del 2016 per un meno 3,87%, corrispondente a 6.854.001.
Ai 169.927.353 dopo l’assestamento di bilancio bisogna aggiungere in base al disposto della legge Zaia (n. 2/2009) 8.500.000 provenienti dal Preu delle slot.
Quindi nel 2017 sono state stanziati 178.427.353 mln a favore del settore ippico.
Nel bilancio del Mipaaf 2017 i 178.427.353 risultano così suddivisi:
- Cap. 2295, premi al traguardo, provvidenze all’allevamento, premio all’allevatore, Iva, sovrappremi per vincite all’estero: 104.396.052 (95.896.052 da bilancio + 8.500.000 dal Preu);
- Cap. 2297, sovvenzioni alle società di corse: 45.940.500;
- Cap. 2298, spese connesse alla gestione, vigilanza e controllo del settore ippico: 28.090.801.
Per il 2018 se fosse applicata una riduzione del 20% del contributo pubblico, detratti 11.485.081 di ricavi, le risorse passerebbero da 178.427.352 ai 147.763.061, destinate ancora a diminuire con un calendario e una programmazione scriteriati e avulsi da ogni contesto tecnico e meritocratico, come quelli formalizzati dal Mipaaf con la consulenza dell’Anact.
Nel 2018 i 147.763.061 risulterebbero così suddivisi:
- Premi al traguardo, provvidenze all’allevamento, premio all’allevatore, Iva, sovrappremi per vincite all’estero: 85.216.841 (76.716.841 + 8.500.00) contro 104.396.052 (–18.37%);
- Sovvenzioni alle società di corse + spese connesse alla gestione, vigilanza e controllo del settore ippico: 62.546.220.23 contro i 74.031.301 del 2017 (- 15.51%). Rimanendo invariato il contributo alle società di corse, gli 11.485.081 in meno sarebbero distolti per tv, commissioni di disciplina, doping, giurie e veterinari, da 29.090.801 a 16.605.720.
Da 178.427.353 a 147.763.061 (- 17,18%), senza la prospettiva di un prodotto certificato e con una rete di scommesse sempre più ristretta. Non più di 700 negozi investono sulla scommessa ippica e la maggior parte dei concessionari ha deciso di non puntare sullo sport del cavallo da corsa.
Perplessità nel doping, poca trasparenza, incompetenza, clientelismo hanno minato alle radici il settore alimentando assistenzialismo ed escludendo ogni criterio meritocratico.
Siamo prossimi al default.
Senza competenze specifiche, con le “panz…anate” e i “bravo ministero” non si pianifica una strategia collettiva nell’interesse e per il futuro dell’ippica italiana, si difende solo il proprio orticello.
Tev