Per il Mipaaf l’obiettivo è pagare con un un ritardo da 6 a 9 mesi.
L’ippica è un settore destrutturato e anni indietro rispetto agli standard dei nostri tempi. Innovazione, preparazione, approfondimento delle problematiche sono parole sconosciute.
Non bisogna meravigliarsi se siamo prossimi al collasso, sull’orlo di un baratro, anche se alcuni incoscienti anziché lavorare per un comune progetto di rilancio, scelgono strade clientelari.
Spieghiamo, documenti alla mano, perché l’obiettivo gestionale del Mipaaf è pagare i premi al traguardo con un ritardo di 6 mesi.
Viste le difficoltà riscontrate nei pagamenti durante il primo anno di operatività diretta del ministero (2013), veniva dato, con apposito intervento normativo in deroga alla normale funzionalità ministeriale (all.4), incarico ad un dirigente delegato di utilizzare i conti ex Unire per il pagamento dei premi.
La deroga era concessa in via transitoria, in previsione della riforma ippica che prevedeva l’esternalizzazione dei pagamenti.
L’utilizzo degli ex conti Unire ha permesso di effettuare i pagamenti in termini accettabili, in linea con i dati presenti in legge finanziaria.
Infatti i residui di cassa del capitolo 2295 relativo al montepremi risultava essere per gli anni:
- 2014 € 2.229.218 (all.1)
- 2015 € 2.715.563 (all.2)
Le somme sopraelencate corrispondono alle fatture “non lavorate”e dimostrano che il 99% dei pagamenti era stato effettuato.
Percentualmente rispetto al montepremi da distribuire i premi non pagati risultano essere :
- 2014 il 2,65%
- 2015 il 2.26%
Che corrispondono all’incirca a 7 giorni di montepremi (in media)
Dal 1 gennaio 2016, come disposto dal decreto legislativo (all.5), i pagamenti vengono ricondotti all’interno del Mipaaf.
Si ripropongono le difficoltà del 2013 infatti dal bilancio della finanziaria 2017 (all. 3) risultano come residui sul capitolo 2295 :
- 2016 € 26.071.036.
Quindi a fine anno, rispetto al 2015, restano ancora da pagare 23.355.473 che corrispondono al 27.69% del montepremi, dunque circa 3 mesi.
Visto che i ritardi dei pagamenti non sono causati dall’indisponibilità finanziaria (i soldi sono garantiti dalla finanziaria) il rallentamento è imputabile all’impossibilità degli uffici e dell’ UCB a lavorare più pagamenti, che possono essere dilazionati sino a 9 mesi.
Visto che uffici, personale, procedure del Mipaaf rimarranno invariati nel 2017, che il numero di corse è pressoché identico, visto i 9 mesi di lavoro potenziale, nell’anno in corso si arriverà a pagare i premi fino a giugno, ricomprendendo a questa data gli ultimi 3 mesi 2016 e i primi 6 mesi 2017.
Questa ipotesi formulata all’approvazione della finanziaria (dicembre 2016) è stata avvalorata su un documento ufficiale (direttiva amministrativa) della direzione DPQAI (all. 6).
Questo documento indica gli obbiettivi di lavoro del Ministero e al raggiungimento di questi sono legati la valutazione delle varie direzioni generali e la possibilità di avere le indennità di obbiettivo.
Ebbene l’obbiettivo è raggiungere “almeno il 50%” dei pagamenti” quindi saldare i premi al traguardo con un ritardo minimo di 5-6 mesi!
Confermando che il dato è strutturale e non transitorio.
Pure il premio di produzione per affamare le persone!!
Del resto il comunicato del Mipaaf del marzo 2017 (all. 7) recita che i saldi relativi ai mesi di ottobre/settembre sono stati inviati (non pagati) all’ UCB. Ovvero con un ritardo di 5- 6 mesi.
In base a quali riscontri Anact, Siag, Snapt, Apigt (le ultime 3 sigle rappresentano solo sé stesse) possono affermare che entro fine anno il ritardo dei pagamenti potrebbe ridursi a soli 3 mesi?
Mercenari, pressapochisti intenti a coprire gli errori e i tagli improvvisati di un Mipaaf discrezionale, senza un piano di salvataggio o, meglio, con un piano di deterioramento del settore che umilia cultura, tradizione, passione del cavallo, distruggendone i valori.
C’è da rabbrividire.
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