Mipaaf propone una classificazione degli ippodromi alla rovescia. Panzironi se la cava con 10 anni di carcere
La riqualificazione e il rilancio del settore annunciati dal ministero e dalle categorie amiche rispecchiano la politica delle briciole e non servono a chiudere una voragine che causa un fatale impoverimento di nascite, proprietari, allevatori, allenatori e lavoratori e un caduta verticale del movimento delle scommesse e dei relativi ricavi
Al “piano di mezzo” stanno elaborando la convenzione/sovvenzione 2018.
Anziché applicare criteri meritocratici, secondo una prospettiva mirata allo sviluppo e fruibilità dello spettacolo, nel rispetto degli appassionati e dello scommettitore, si continua con l’applicare i criteri di assistenzialismo e pressapochismo adottati sin ora e che stanno portando all’estinzione il settore. Per il Mipaaf, un ippodromo – anziché essere classificato in base a pista d’avanguardia, parcheggi, boxes, pulizia, punti ristoro, ospitalità, capacità di creare un valido e controllato prodotto corsa e un indotto di proprietari, allevatori, guidatori, ricambio generazionale e posti di lavoro, rispetto delle norme sanitarie e di pubblica sicurezza, generatori, depuratori, qualità nei servizi, promozione, pubblicità – deve essere inserito in una fascia più o meno alta valutando il movimento di scommesse effettuato sulla famigerata ippica nazionale, il cui ritorno allo scommettitore è inferiore rispetto al totalizzatore nazionale.
Di conseguenza saranno premiati ippodromi “casarecci” anche ubicati in città metropolitane senza impianto d’illuminazione e servizi al pubblico rispetto a ippodromi funzionali.
Insomma, una classificazione alla rovescia.
D’altronde da personaggi in premiazione insieme a Fabrice Souloy (accreditato come maniscalco), facendoci diventare lo sberleffo di mezza Europa e che permettono a Roberto Faticoni di girare video amatoriali nei propri uffici, cosa si può pretendere?
Meno clientelismo, maggiore trasparenza, maggiore competenza specifica, maggiore rispetto per il lavoro.
Panzironi condannato a 10 anni con interdizione dai pubblici uffici
Per Franco Panzironi la pubblica accusa aveva chiesto 21 anni di carcere e invece se l’è cavata con 10 anni in quanto non è stata riconosciuta l’aggravante di stampo mafioso che gli era stata contestata. Gaet (20.07) si chiede come mai “Franco Panzironi molto criticato quando era Segretario dell’Unire…ne sia uscito indenne, anzi esigendo rigorosamente la buonuscita”.
Glielo diciamo noi, all’epoca in prima linea contro il segretario delfino di Alemanno.
La sinistra di Romano Prodi aveva vinto le elezioni con soli 20.000 voti di scarto e l’allora ministro dell’agricoltura non gradiva inimicarsi la parte avversaria, indispensabile a suo dire per occupare la poltrona di Commissario europeo all’agricoltura a cui ambiva.
Senza l’aiuto della stampa nazionale Panzironi sarebbe rimasto al suo posto.
Destra e sinistra sono le due facce di una medesima medaglia.
Basta analizzare il percorso della privatizzazione.
Martina, il suo capo della segreteria Angelo Zucchi e il Capo Dipartimento Luca Bianchi non ritengono opportuno mettersi contro il “piano di mezzo” dell’ippica, più nero che rosso.
Tev