Basta con gli “intrighi” di palazzo.

Caro Direttore Abate:
- dovevi pubblicare una prima volta il bando a settembre 2016;
- dovevi pubblicare una seconda volta il bando a gennaio 2017 e nominare una commissione con l’aiuto di Cantone;
- adesso affermi che sarà pubblicato a settembre e che il decreto in rete su un sito non autorizzato è stato da te redatto. Saremmo felici di una smentita;
- da una tua personalissima valutazione non pensi ci siano soggetti capaci di garantire una fideiussione onerosa e che nel Cda una persona conta come un’altra, fattore quest’ultimo che avevamo già dato per scontato dalla lettura della legge e a cui non siamo contrari.
Invece dei soliti discorsi perché non pubblichi finalmente il bando come per legge e come tuo dovere?
Poi noi decideremo se parteciparvi e cosa fare con i nostri soldi.
Siamo imprenditori e gente perbene che ha sempre rispettato gli impegni.
Ad ognuno il proprio ruolo.
La privatizzazione deve essere accompagnata – come scrive Massimo Pierini (Gaet 26.07) – da una riforma commerciale adeguata: rete, più modifica del TQQ, più palinsesto complementare, più riduzione delle aliquote di prelievo, più rilancio della quota fissa.
E’ necessario fare un cammino insieme a un concessionario e per questo abbiamo chiesto a Maurizio Ughi di far parte dell’Organismo, perché è l’unico “pazzo” disposto ad investire ancora sull’ippica, che attualmente conta una rete per la quota fissa di non più di 700 punti e segna un – 18% complessivo rispetto al 2016.
Guardiamo avanti, finiamola con le guerriglie (ancora da Pierini).
Sul passato ci sarebbe da discutere una vita e le colpe sono di tutti, politici (senza distinzione di colore), concessionari, ippici.
Luca Zaia, grazie al quale sopravviviamo, è stato l’unico ministro che ha creduto nel settore.
Bisogna accelerare la pubblicazione dei bandi (prevista in finanziaria per il 30.06.2016) per i nuovi punti vendita.
Questo è l’elemento ostativo, non la fideiussione e altri sproloqui.
Aspettiamo la prossima finanziaria, qualcosa potrebbe esserci.
Siamo in allarme rosso:
- I ricavi dalle scommesse sono in discesa verticale. Al 30.06 il movimento dei due totalizzatori segna – 17,46% tra gioco al totalizzatore e quota fissa 5.710.988 rispetto al 2016;
- Il minore ricavo quotidiano è pari a 31.552 euro, 11.485.081 in proiezione annua.
- Il danno erariale al 30.06 è di 3.006.644 (tot. – 3.051.406, quota fissa + 56.390) pari a – 17,41% rispetto al 2016;
- Sono scomparsi i 9 milioni del Preu. Nel bilancio di assestamento dello Stato 2017, firmato dal ministro Pier Carlo Padoan e da noi pubblicato, l’1,4% del preu risulta essere attribuito al Mipaaf “Dipartimento ippica e pesca”, ma non al settore ippico, in palese contrasto con il dettato di legge.
- Ippodromi, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini attendono da più di sette mesi di essere pagati dal Mipaaf e sono “alla fame”;
- I prodotti nati al trotto sono passati dai 4530 del 2008 ai 1693 del 2016 per una diminuzione pari al 62,62%, in percentuale maggiore al galoppo;
- Il 10% dei premi al trotto vinti all’estero dai proprietari italiani ad oggi, a distanza di un anno, non è stato erogato a nessun allevatore;
- Il tanto sbandierato premio aggiunto 2016 ad oggi è ancora solo una promessa;
- Dell’importo di euro 600.000 relativo alle provvidenze 2011 non se ne sa niente;
- La riduzione dei convegni in assenza di criteri per la rimodulazione del calendario delle corse è una pratica consueta. Roma Capannelle ha chiesto la cancellazione di 21 convegni (11 per il trotto e 10 per il galoppo) non tanto per assicurare una maggiore redditività alle singole giornate di corse, ma per portare a termine la procedura di licenziamento di 19 lavoratori;
- Molti impianti sono in svendita, la situazione è a un punto di non ritorno;
- La manutenzione delle piste, servizi al pubblico sono ridotti al lumicino, la trasparenza nelle corse un optional. Contribuiscono ad allontanare il pubblico e ostacolare quel ricambio generazionale indispensabile al settore per un rilancio.
Nel privato contano i fatti, in politica le parole a…vuoto.
Manca un progetto che il Mipaaf ha sempre sbandierato, ma che non ha mai avuto e che non può avere perché non sa cos’è una corsa di cavalli. E’ un dato comprovato.
Il Mipaaf ragiona in termini politici e non tecnici, antitetici agli interessi dell’”industria dell’ippica”.
Il Mipaaf deve assumersi le sue responsabilità. Ha dissanguato la filiera, ha umiliato chi si alza presto la mattina, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini, ridotto gli uomini a fare la colletta per poter pagare il funerale di un collega scomparso.
Ha ucciso la cultura del cavallo, il piacere di “fare” un cavallo da corsa, la gioia di un giro d’onore e anche la serenità di poter campare di questo lavoro.
Ma chi ha concorso alla cultura di questo sport non potrà mai essere un emarginato, mentre chi concorrerà alla sua scomparsa, dandogli la spinta finale per toglierlo di mezzo, prestandosi ad essere strumentalizzato e al contempo illudendosi di strumentalizzarci dovrà renderne conto.
E quando cambierà il vento, noi saremo presenti ad esigere che i colpevoli paghino.
L’ippica deve essere di tutti, altro che di soli “5 ippodromi” (Saverio Abate all’Organismo, 13 ottobre 2016).
La privatizzazione è l’unica carta da giocare e le perdite di tempo, soprattutto per perseguire interessi particolari e non collettivi, sono letali.
Organismo Ippico
Il Presidente
Maurizio Mattii