Mancano sabbia, acqua, manutenzione, gasolio per innaffiare e strusciare le piste.
E’ necessaria un’ippica sana, capace di produrre nell’intero comparto un diverso approccio culturale assumendo come prioritari i valori della qualità, imprenditorialità, rigoroso rispetto delle regole ed etica professionale: una nuova ippica in grado di soppiantare l’ippica delle menzogne, dei personalismi, della poca trasparenza e di un deleterio pseudo assistenzialismo, che hanno caratterizzato la conduzione dell’ex Unire prima, dell’Assi dopo e del Mipaaf ora.
Anni di assistenzialismo hanno cancellato ogni stimolo e motivazione imprenditoriale e concepito una generazione di pseudo manager, che nonostante il settore stia sprofondando si ancorano ostinatamente al cordone ombelicale della “cosa pubblica”, rendendosi complici del passaggio dell’ippica, da evento sociale, tecnico, economico, a un modello virtuale, nel quale la storia, cultura, genealogie e qualità dei cavalli, delle professioni – compresa quella dei lavoratori – non avranno più alcun significato.
Il FATTO
La manutenzione delle piste, i servizi al pubblico sono ridotti al lumicino, la trasparenza delle corse un optional.
Contribuiscono ad allontanare il pubblico e ostacolare quel ricambio generazionale indispensabile al settore per un rilancio.
Allevatori, proprietari, allenatori, guidatori fantini non sono pagati da mesi, non riescono a saldare i fornitori e a volte ritirano i cavalli dati partenti perché non possono pagare il viaggio ai trasportatori.
Peggio le società di corse che non ricevono un euro da dieci mesi.
Debbono riscuotere (ad eccezione di Agnano) i corrispettivi di novembre e dicembre 2016 e (anche Agnano) quelli del 2017. Sono a digiuno da 10 mesi, nonostante le promesse da marinaio del Mipaaf. E il tanto atteso parere della Corte dei Conti deve ancora arrivare.
Non vedranno un euro prima di fine ottobre.
La maggior parte degli ippodromi non cambia la sabbia da mesi, non effettua manutenzione ordinaria, non ripara da settimane gli automezzi per innaffiare e strusciare le piste, ha ridotto l’uso dell’acqua alle sole giornate di corse, non paga i dipendenti.
Nei box non c’è luce e i cavalli partenti sono preparati e lavati all’aperto.
Non si può lavorare in queste condizioni.
Non c’è futuro.
Al Mipaaf sono tutti in ferie, tanto per loro lo stipendio è assicurato.
Occorre, una volta per tutte, pianificare qualcosa di concreto.
Tev