A bocce ferme impossibile non tornare sul tanto atteso Derby del Trotto, diventato sfacciatamente milionario alla faccia dell’ippica dei poveri, che si indebitano sempre di più per colpa di una dirigenza incompetente e inadempiente.
A tale proposito è il caso di ricordar subito:
- che l’ippica non è solo quella dei gran premi, c’è anche l’ippica di tutti i giorni che è quella che produce, anche se non più come un tempo e viene dimenticata dai soloni della programmazione e dai loro sostenitori, di cui si evidenziano sempre più impreparazione e clientelismo politico, quest’ultimo indispensabile per conservare la poltrona a chi non ha ricevuto l’incarico per meritocrazia, ma con la tessera del partito.
- che in tutta Europa il grande evento –Amerique, Elitloppet – è riservato ai cavalli di quattro anni ed oltre con presenze di 30–35000 spettatori contro i 5–10.000 delle classiche per 3–4 anni con un montepremi in Francia (minore in Svezia) mai superiore ai 240.000 euro e che non è legato solo al montepremi, ma ad un percorso imprenditoriale, organizzativo e promozionale che in occasione del derby non c’è stato.
E’ vero che il derby in passato ha più volte riservato delle sorprese, ma è altrettanto vero che quello che si è visto domenica non era mai accaduto.
Abbiamo assistito a una corsa decisamente mediocre, che ha fatto registrare la debacle dei soggetti che alla vigilia erano ritenuti i protagonisti assoluti per meriti guadagnati sul campo, come prescritto dalla nuova formula voluta dai solerti tecnici del Mipaaf, formula che ha imposto una selezione fin troppo gravosa anche per i più dotati e impedito nei fatti ai cavalli italiani all’estero di partecipare al Derby per il rischio di dover venire in Italia più volte se non avessero vinto uno dei quattro Gruppi 1.
Non a caso proprio Vivid Wise As, ritenuto il favorito netto della corsa, è apparso decisamente in difficoltà palesando i problemi per altro già evidenziati nelle prove più recenti.
E non può essere una scusante solo il fondo della pista, a proposito del quale ci si è espressi in maniera controversa nel dopo corsa.
Anche se è vero che Capannelle e La Maura – ippodromi abborracciati, costruiti più per accedere ai contributi statali che per fini tecnici – non hanno i requisiti tecnici di Tor Di Valle e del vecchio trotter di S. Siro.
Alla fine sono andati alla cassa una femmina, Valchiria Op sicuramente meno stressata dei compagni di avventura e programmata, dopo la vittoria nella Finale del Campionato Femminile, dal proprio team per il derby, Vertigo Spin secondo della batteria di qualificazione, e Villa Santina Jet un’altra femmina arrivata per gradi al giorno della verità.
Ciò detto va dato merito ai vincitori, a Valchiria, al suo interprete Roberto Andreghetti fortunato sì ma soprattutto bravo, e al Team Gocciadoro che ha dimostrato di non essere secondo a nessuno, prova ne sono oltre alla vittoria nel derby il successo nelle Oaks con Vanesia Ek e il secondo posto con Peace Of Mind nel Turilli.
Comprensibilissima la felicità dei premiati sul podio, inaccettabile l’euforia dei premiatori per un risultato tecnico che dovrebbe farli riflettere e speriamo ravvedere.
Ormai camminiamo in precario equilibrio sull’orlo di un baratro e chi dovrebbe tutelare il lavoro di chi si alza presto la mattina e di chi ancora investe in passione e soldi sembra invece abbia tutte le intenzioni di dare la spinta finale all’ippica. Ma questo non dobbiamo permetterlo, usando l’unica arma rimasta: quella dignità che deve spingere a lottare tutti uniti per ritornare a far vivere questo sport, a far pensare a un nuovo futuro professionale che ormai non sembra esistere più.
Maurizio Mattii
IPPODROMI
Due settimane or sono le associazioni più rappresentative degli ippodromi hanno dato mandato al presidente dei commercialisti italiani, Dott. Gerardo Longobardi, di rappresentarli al Mipaaf per concordare il corrispettivo alle società di corse per il 2018. Sembrava l’anticamera di una nuova e sospirata unitarietà. Nel frattempo, martedì scorso, su Gioconews il presidente del Coordinamento Ippodromi, Attilio D’Alesio, ha dichiarato ”Nel frattempo ci auguriamo che prestissimo venga convocata una riunione sulla delicatissima questione della classificazione degli ippodromi, rinviata dal ministro Martina al 2018, mentre continuiamo a chiedere la costituzione di un Tavolo di crisi, dove poter discutere dei tanti problemi che affliggono il Settore e mettere finalmente le basi per il suo rilancio“.
Allora, chi andrà al Mipaaf, Longobardi, D’Alesio o entrambi.
Ci risiamo: riemerge una cultura corporativa incline al piccolo cabotaggio e una particolare vocazione alla divisione a tutto svantaggio dell’unità del settore, condizione indispensabile per promuovere, sostenere e conquistare una vera riforma.
A questo punto ci chiediamo se le società di corse saranno mai capaci di rimpiazzare le solite chiacchiere a vuoto con un progetto credibile per un’ippica che sia veramente di tutti.
Tev