Premesso che la trasparenza amministrativa non è un optional e che la Pubblica Amministrazione deve renderne conto, motivando dei propri provvedimenti e delle proprie spese, occorre intimare al Mipaaf di esibire pubblicamente le schede delle voci di bilancio, che stanno determinando la morte dell’ippica e capovolto il sistema dei flussi in entrata e uscita, come attesta la finanziaria 2018-19-20 in prima lettura al Senato.

Non ci stancheremo mai di produrre, cifre, fatti e progetti.

Mipaaf, Anact e filo ministeriali perseguono interessi contrari al settore, negando l’evidenza.

  1. Il montepremi (e le provvidenze all’allevamento) nello schema del Bilancio dello Stato, capitolo 2295, scende da 94 a 74 La legge Zaia (2/2009) prevedeva un finanziamento a favore dell’ippica di 150 milioni per i primi 2 anni, determinato poi dal Mef con un importo variabile da € 1 a 140 milioni di euro. Nel 2017 il finanziamento è stato di 94.000.00, nel 2018 di 74.000.000, pari a una diminuzione del contributo statale del 21,28%.
    Che il Mef, indipendentemente dalla privatizzazione, abbia deciso di applicare la riduzione annuale del 20%, sino a estinzione, a carico degli oneri della finanza pubblica,  prevista dalla lettera e) dell’art. 15 del Collegato Agricolo?

    Possibile.
    Quindi i soldi stanziati per il 2018 dal Mef per il montepremi sono, senza possibilità di errore, sono 74 e non 94 milioni, come confermato dalle schede della finanziaria allegate al nostro Tg di giovedì scorso.
    Allo schema della finanziaria seguirà l‘allegato (tabella n. 12) che il Mipaaf deve depositare in Parlamento e che rappresenta lo “Stato di Previsione del Ministero delle politiche agricole e forestali per l’anno finanziario 2018 e per il triennio 2018-2019-2020″, in cui, come indicato dal Mef, il Mipaaf porterà le risorse destinate all’ippica da 134 a 165 milioni.
    Per il 2018 i 74 milioni saranno integrati utilizzando 1314 milioni di un fondo di 19 milioni dell’ex Unire.

    Il montepremi si assesterebbe sui 8788 milioni, contro i 94 del 2017, per un diminuzione di 67 milioni di euro ( 6,5 7,5%) che comunque uno scherzo non sono.
    Attenzione però: l’azione tampone varrà solo per il 2018.
    Per il 2019 il fondo ex – Unire non ci sarà e in assenza di una svolta politica e tecnica, dovremo prevedere un montepremi di 74 milioni, da cui il Mef potrebbe detrarre un ulteriore 20%.
    Nei prossimi Tg ritorneremo dettagliatamente sull’argomento;
  1. Movimento e ricavi dalle scommesse (dati Aams, schema nella home), al 29 ottobre 2017 continuano, rispetto allo stesso periodo 2016,  a scendere e il danno erariale ad aumentare;
  2. Il dato dei due totalizzatori è pari a 15,97%: tot. ippico + nazionale: 2016 € 430.712.6572017 € 361.947.114. Ininfluente l’introduzione della terza tris, un farmaco destinato a peggiorare la situazione;
  1. La quota fissa segna un + 32,68%, da 78.152.122 a 103.691.952, con un maggiore ricavo però di soli euro 1.600.000;
  2. Il movimento dalle scommesse a riferimento segna – 22,19%, 9.208.156 contro 7.165.287;
  3. Il minore ricavo giornaliero (tot ippico + tot nazionale + quota fissa + riferimento) è pari a euro 26.490, 9.642.544 in proiezione annua;
  4. Il danno erariale è di euro 4.034.148 pari a – 15,41% rispetto al 2016;
  5. Allevatori, proprietari, allenatori, guidatori, fantini sono mediamente pagati ogni 6-7 mesi, le società di corse ogni 9;
  6. I prodotti nati al trotto sono passati dai 4530 del 2008 ai 1693 (-62,62%), in percentuale maggiore al galoppo, da 600 a circa 200;
  7. La riduzione e lo spostamento di convegni in assenza di criteri per la rimodulazione del calendario delle corse è una pratica consueta;
  8. Molti impianti sono in svendita, altri in chiusura. Siamo a un punto di non ritorno;
  9. Il clientelismo tecnico – finanziario è all’ordine del giorno;
  10. Posti di lavoro in diminuzione, quelli rimasti sempre più a rischio;

Manutenzione piste e servizi al pubblico sono ridotti al lumicino, la trasparenza delle corse un optional. Si allontanano i pochi appassionati rimasti e si ostacola quel ricambio generazionale indispensabile al settore.

Poco da sorprendersi se i conti sono sempre più in rosso.
I numeri sono numeri, nasconderli e negare l’evidenza è un rimedio peggiore del male.
Pensiamo al domani e cerchiamo di lavorare tutti insieme, nella massima trasparenza.

Necessita una svolta, l’unica via è la privatizzazione del settore.

Organismo Ippico Italiano

 

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