Prosegue l’esame degli emendamenti alla commissione bilancio del Senato e con oggi si è conclusa la prima scrematura relativa a tutti gli articoli ritirati e poi riproposti .
Di fatto tra gli emendamenti rimasti in sospeso non risultano presenti quelli riguardanti le scommesse ippiche.
Entro lunedì con l’ingresso in aula del testo definitivo avremo la conferma che la legge di bilancio licenziata dal Senato non si occuperà delle scommesse ippiche, rimandando questo argomento al compimento del Collegato agricolo, presumibilmente – se il tentativo d’inserire alla Camera un nuovo emendamento sulla riforma delle scommesse dovesse andare a vuoto – nelle prime settimane di dicembre.
Ribadiamo ancora una volta che il futuro dell’ippica non è quello di mendicare risorse risicate ad un ministero che ha altre priorità.
La filiera ippica ha la necessità di avere un progetto che si basi su alcuni principi cardine:
- Rating degli ippodromi;
- Rating delle corse;
- Rating delle professioni.
Non ha senso appoggiare una riforma delle scommesse non abbinata a un prodotto certificato, risultato della dorsale sopra descritta.
Che permetta un rilancio del prodotto “corsa ippica” attraverso un’organizzazione professionale, imprenditoriale, abbinata a una riforma complessiva, dalla privatizzazione alle scommesse, dalla rete di vendita alla regolarizzazione del lavoro e quindi, che piaccia o no alla ripresa di una “buona occupazione”, uno dei parametri fondamentali per una classificazione meritocratica degli ippodromi.
Dalle parole ai fatti, basta con le enunciazioni di principio.
L’Organismo ha idee chiare e le ha messe sul tavolo da sempre.
O riforma delle scommesse più privatizzazione dell’ippica o niente, in linea con il dettato di legge espresso dal Collegato Agricolo.
Un binomio interdipendente che, abbinato all’indizione (lo aspettiamo dal 30 giugno 2016) del bando per i nuovi negozi sportivi – ippici, possa permettere la commercializzazione di un prodotto corsa certificato.
L’opposto dell’attuale, non credibile perché scadente.
Una porzione minoritaria dell’ippica si accontenta della sola riforma delle scommesse che se passasse in finanziaria di fatto affosserebbe il Collegato Agricolo, invece un’altra di cui fa parte l’Organismo tira avanti dritta.
Tutti i tentativi di portarci su una strada diversa li abbiamo respinti e li respingeremo al mittente.
Anzi, precludono ogni possibilità di un cammino comune.
Oggi pur cambiando gli attori il messaggio è lo stesso: facciamo una riforma delle scommesse controllata dai concessionari in cambio di una manciata di lenticchie.
La chiamata alle armi contro gli ippodromi è un’ottusa ricerca del colpevole da additare come il totem da abbattere per avere un facile consenso, distogliendo il cono di luce dal reale responsabile del disastro ippico: una gestione statalista, burocratica e controllata dalla politica per fini particolari.
Oggi la filiera ippica ha la possibilità di avere, attraverso il Collegato agricolo e la sua riforma globale, un‘ippica gestita da privati con il controllo e l’accompagnamento dello stato, così come avviene in tutti i paesi dove l’ippica pur tra alti e bassi ha un futuro solido e stabile.
Organismo Ippico Italiano
CAPANNELLE
Il comune di Roma, interpellato il Mipaaf, ha comunicato a Hippogroup Capannelle la proroga della gestione dell’impianto romano sino al 30 giugno 2018, data entro la quale la conduzione dell’ippodromo sarà affidata al vincitore del bando pubblicato entro entri i primi mesi del nuovo anno.
U.E.T.
Ieri al Mipaaf Jacques Charter per l’U.E.T. è stato ricevuto dal Capo Dipartimento “Ippica e pesca” dott. Luca Bianchi e dal direttore generale dott. Saverio Abate. I temi discussi sono stati i seguenti: fondi per l’allevamento, processo di privatizzazione, eventuali scommesse da abbinare in Francia ad alcune corse di quartè, quintè italiane.
Speriamo che Chartier sia stato messo al corrente del livello di trasparenza delle corse italiane.
Tev