Dopo la chiusura forzata di Palermo, il definitivo tramonto della possibilità di far ripartire Livorno, le difficoltà di Roma Capannelle, nell’agenda del ministero c’è solo una discutibile classificazione degli ippodromi che sembra ben lontana dal perseguire una valutazione meritocratica indispensabile al miglioramento degli impianti italiani e ligia invece a metodologie politiche e burocratiche inclini a scelte clientelari e non tecniche.

Sono giornaliere le lamentele per le modifiche alla proposizione delle corse rispetto a quanto riportato nei libretti programma, come giornaliere sono le lamentele per una programmazione che in molti ippodromi non persegue il miglior prodotto corsa.

Poiché ultimamente al trotto alcuni cavalli stranieri hanno usufruito dell’apertura alla partecipazione alle corse riportando buoni risultati per impedire al galoppo l’arrivo degli stranieri al galoppo si continuerà a ritardare i pagamenti, causando l’ennesima perdita della credibilità in Europa.

Si aspetta il decreto per il rinnovo delle licenze e colori per il 2018, con pagamenti immediati e non a 150gg, e speriamo che gli uffici riescano, almeno per quest’anno a fare quello che a tutti sembravano ovvietà: il controllo se i pagamenti sono stati realmente effettuati.

Il calendario sarà compilato solo per il mese di gennaio e per quest’anno la scusa è la classificazione degli ippodromi.

Incredibile da 5 anni c’è sempre un motivo per avere calendari a rate.

Come si temeva di rimando in rimando il decreto per lo spostamento delle giornate di corsa e il montepremi di Palermo riferiti al mese di dicembre. Se il decreto non arriva questi soldi saranno persi.

Dopo che anche la legge finanziaria ha ribadito la necessità dell’emanazione del decreto delegato anche le opposizioni, nel caso l’on. Guidesi (lega), chiedono con un’interrogazione parlamentare per l’applicazione della delega.

Come si vede il tratto comune di questi problemi è il MIPAAF e mentre per quasi tutti ci siamo fatti una ragione in merito all’incompetenza e alla superficialità, non ci siamo ancora dati una risposta al totale immobilismo del Ministro sul Collegato agricolo, non vi sono spiegazioni credibili o evidenti.

Non vogliamo pensare che ve ne siano di occulte.

Intanto in finanziaria è stata approvata una posticcia riforma delle scommesse con il cambio della tassazione del volume al margine, in cui non si specifica se l’aliquote derivanti dall’adozione di un totalizzatore unico siano del 70% come per il totalizzatore ordinario o del 64% come per l’ippica nazionale.

In ogni caso inferiori alla destinazione del 74% per cento della raccolta totale del pagamento delle vincite previste dalla lettera a) del collegato Agricolo. Si corre il rischio di aver approvato una riforma non in grado di confezionare e vendere al cliente un prodotto certificato, ma solo le ”bidonate” a cui fa riferimento Mario Minopoli nel suo interventodenuncia in cui racconta l’aggressione del fratello Ferdinando per essersi rifiutato di non correre a fondo.

In sintesi la riforma scommesse passata in finanziaria potrebbe togliere all’ippica:

  • Punti vendita, in diminuzione non in aumento: con l’aumento di 10 punti delle aliquote di prelievo sul margine del concessionario (dal 33 al 43% per il fisico, dal 37 al 47% per l’online). Staremo a vedere se chi ha proposto l’emendamento ha pensato che nel 2018, in attesa dei nuovi punti gioco la cui assegnazione è prevista per il 2019, i punti vendita sono sottoposti a rinnovo oneroso il cui costo è di 6000ogni negozio sportivo o ippico e  3500  per ogni corner. Vedremo con gli attuali ricavi e costi dell’ippica quante agenzie e corner ippici saranno rinnovati;
  • Scommesse al totalizzatore in caduta verticale per la diminuzione dal 70 al 64% del pagamento delle vincite (67% scommettitori, 14% UNIRE, 8% punto vendita, 3% agenzie Ippiche, 2% AAMS, 6% erario), anziché l’aumento dal 70 al 74% previsto dettagliatamente dal Collegato Agricolo.

Non vorremmo come già successo per la V7 e la stessa ippica nazionale che concessionari e società di corse per approssimazione e ingordigia si siano dati una zappata sui piedi, perdendo l’ennesima occasione per un’inversione di rotta e affossando definitivamente il settore.

Concorrendo a trasformare il montepremi da voce stabile a voce residuale, come lo considera (contro legge, art. 12/Dpr 169/98) il Mipaaf, per il quale sembra che le improvvise e continue diminuzioni dei soldi al traguardo siano più che sopportabili.

In fondo non muore nessuno, al massimo costringono qualcuno a rubare o a cambiare mestiere.

Per quelli che non vogliono vivere onestamente, in fondo, rimarrebbe tutto come prima.

Tev

Di

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