Nessuna legge a protezione dei cavalli ha visto la luce in questa legislatura.
Gli unici interventi legislativi, in merito all’anagrafe e al trasporto dei cavalli, sono stati fatti solo per l’obbligo imposto dalla Comunità europea.
L’uso del purosangue in molti palii e manifestazioni storiche è stato sdoganato dall’ultima ordinanza del Ministero della Salute.
Attendiamo fiduciosi un resoconto che raccolga ed illustri cosa è stato fatto per limitare e comprendere le motivazioni sui molti incidenti in pista e durante gli allenamenti su piste pubbliche.
L’adeguamento del regolamento sul controllo delle sostanze proibite alle norme internazionali non è stato fatto per molti argomenti o, in alcuni casi, con un ritardo notevole.
Nel prossimo anno i controlli sulle principali corse di galoppo e trotto saranno tolte al laboratorio italiano e destinate al circuito d’eccellenza di laboratori europei e mondiali.
Molti continuano a parlare di ippica come sport e in questo caso l’ippica sarebbe l’unico sport in Italia a non avere progetti sul settore giovanile, cioè investimenti per attirare le nuove generazioni, mentre nelle federazioni che utilizzano il cavallo vengono accettati e seguiti tesserati fino dai 5 anni.
Quanti progetti il ministero ha messo in lavorazione per rilanciare l’immagine dell’ippica nelle scuole, e distinguerla dalle scommesse comuni, dato che ormai è possibile scommettere su tutti gli sport.
La sensazione è che tutta la filiera ippica sia ormai lasciata alla deriva e venga utilizzata solo per scopi clientelari.
Il Mipaaf persegue vecchi schemi assistenziali, è incapace di garantire l’evento spettacolo nella prospettiva di un ricambio generazionale e di evidenziare una strategia di rilancio condivisa e conforme agli interessi generali.
Così operando la burocrazia statale considera lo sport del cavallo da corsa alla stregua del gioco d’azzardo, dimenticando che l’ippica è un patrimonio socio – culturale che non è scommessa, ma soprattutto impiego del tempo libero e opportunità per posti di lavoro.
Seguita in questo goffo ragionamento da alcune di società di corse e da uno sparuto numero di generali senza esercito che, incapaci di ogni iniziativa imprenditoriale, senza il coraggio di accettare le sfide del nuovo mercato globale, desiderosi di coltivare solo il proprio orticello, senza preparazione specifica e senza rispetto per il benessere animale, hanno minato le fondamenta dell’intero sistema, conducendo la filiera sull’orlo del baratro.
Ci si stupisce che pochissimi gruppi vogliono investire sull’ippica, eppure questo capita solo in Italia, unico paese dove l’ippica è ancora gestita da un ministero.
Come ha sottolineato l’avvocato Masala, in Italia è stato affidata ai privati anche la gestione di un settore importante della giustizia ordinaria per cercare di migliorarlo e renderlo più efficiente, al contrario dell’ippica che non è certamente un settore più vitale della giustizia, ma che non si vuole privatizzare, precludendogli ogni possibilità di sopravvivenza.
La privatizzazione è l’unica ancora di salvezza, una struttura forte, celere per difendere l’ippica dagli speculatori e dai politicanti di seconda mano.
Organismo Ippico Italiano