La filiera ci arriva sull’onda di una riforma delle scommesse avulsa da un quadro di totale rinnovamento del prodotto e con la spada di Damocle della clausola di salvaguardia a favore dell’erario che potrebbe costare milioni di euro al tirare delle somme di fine 2018.

L’inizio anno è partito con la stessa musica stonata degli anni precedenti: tagli al montepremi e programmazione mensile e tecnicamente carente.

Come sempre, poi si cerca di vendere un prodotto tarocco come se fosse merce d’autore, come nelle migliori tradizioni della commedia all’italiana.

In fondo se Totò riesce a vendere la fontana di Trevi, cosa volete che sia far credere che il decreto sulla classificazione degli ippodromi si basi su criteri meritocratici e non su criteri amicali.

I beneficiati di oggi la difenderanno oltre la ragionevolezza e i danneggiati la contesteranno sperando di essere i beneficiati di domani.

Il tutto sulla pelle della credibilità dell’ippica, in barba al miglioramento del prodotto corsa con risultati catastrofici sulle scommesse future, con chi esulta per il risultato mediocre della raccolta di una tris dopo centinaia di tris con esiti di raccolta imbarazzanti.

La nuda e cruda realtà dice che i numeri sono in negativo e che le chiacchiere e le difese d’ufficio – non confermate dai fatti – per difendere solo il proprio orticello servono a poco, non invertono il trend delle scommesse in discesa verticale e la moria di pubblico, filiera e posti di lavoro.

La valutazione degli ippodromi elaborata dall’attuale Mipaaf è clientelare, ha perso ogni riferimento qualitativo e gli ippodromi sono stati considerati esclusivamente sotto il profilo della produttività economica delle scommesse, affermando sempre più un modello d’ippica virtuale nel quale le genealogie  dei cavalli,  il loro stato di forma, le capacità professionali dei loro impianti verranno gradualmente sostituiti da numeri e combinazioni di numeri, perpetuando lo sfascio del settore iniziato con Franco Panzironi. Premia alcuni ippodromi vicini al Palazzo dove la trasparenza è un optional, favorendo il passaggio degli scommettitori dall’ippica ad altri “giochi” assai più semplici e veloci come la roulette o le slot-machines, con buona pace dei cavalli, dei proprietari, degli allenatori, degli allevatori, dei lavoratori, degli ippodromi.

Le elezioni sono alle porte ed è possibile, ma non sicuro, che alcune situazioni vengano guardate con più attentamente, altre meno dai politici in lizza.

E quando la politica mette le mani su qualcosa, sono dolori per chi deve subire.

Rifacendoci a questo principio stiamo cercando d’immaginare cosa il sottosegretario con delega all’ippica, Giuseppe Castiglione, dovrebbe inventarsi per prendere qualche voto dagli ippici in Sicilia.

Anche per l’ingiusta classificazione di Siracusa: trotto fuori ruolo, galoppo commerciale. Siracusa è un impianto modello, ben tenuto con servizi agli operatori e al pubblico di prim’ordine e con una valenza sia per il trotto che, maggiore, per il galoppo.

Intanto sembra – lo speriamo caldamente- che qualcosa si muova per salvare l’ippodromo di Palermo e con esso l’ippica siciliana, asse portante di quella nazionale.

Fonti attendibili parlano di un forte interessamento, di più cordateinsulari e peninsulari – che stanno seriamente valutando di mantenere in attività “La Favorita”, in attesa del bando per la riassegnazione della gestione dell’ippodromo.

Del resto laddove la politica ritiene di occuparsi d’ippica in modo incisivo, riconoscendo come i cavalli rappresentino cultura ed economia, i suoi massimi vertici, come il Presidente Macron, offrono come biglietto da visita un cavallo da corsa al Presidente cinese per continuare a incentivare l’allevamento francese in un mercato enorme.

Purtroppo il vertice politico ministeriale brilla fino ad oggi per la capacità di elargire incarichi inutili e costosi e per girare la testa da un’altra parte per non vedere l’ippica – facendo prevalere tristi accordi di bassa politica con il potente “mondo di mezzo” ministeriale – invece di onorare le leggi dello Stato e portare a compimento un cambiamento reale capace di rilanciare un settore in grave crisi.

I soliti giochi di prestigio di un Mipaaf che continua a considerare subnormali gli ippici e a usare un pallottoliere taroccato, magari con l’aiuto di qualche puffo e qualche generale senza esercito che magari fanno finta di andargli contro.

Redblack

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