Ieri sera durante la trasmissione “ippica domanieranEvviva l’archeologia IPPICA! Chapeau a chi ha riscoperto il passato.

Il filosofo napoletano Giambattista Vico, vissuto a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, teorizzò che la storia fosse caratterizzata dal continuo e incessante ripetersi di cicli distinti.

Questo pensiero è comunemente noto come “teoria dei corsi e dei ricorsi storici”. In parole povere il filosofo sosteneva che alcuni avvenimenti si ripetevano con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo.

Riportiamo alcune affermazioni fatte in un recente passato:

L’ippica è un “malato eccellente” che in dieci anni ha visto calare del 90 per cento gli spettatori negli ippodromi” e che dispone, se vogliamo parlare in termini aziendali, di un buon marchio, ma di un prodotto screditato perché carente nella qualità. “L’ippica ha le sue colpe perché ha sempre avuto una concezione assistenzialistica, ma a questo punto è indispensabile una radicale riforma, altrimenti si muore”.

Il piano prevede una drastica riduzione delle corse da attuarsi nei prossimi quattro anni, nuovi investimenti nella promozione, una grande attenzione verso la qualità e la regolarità delle corse, riqualificazione degli ippodromi, una rigorosa revisione della regolamentazione antidoping (cui ha fatto riferimento anche l’on. Martini nel suo intervento), l’aumento del playout al 77% (ovvero l’ammontare a favore dello scommettitore), rivedendo le percentuali per AAMS, UNIRE e operatori.

Per sostenere questo piano il parlamento su input del Ministro Zaia mise sul piatto 300M in due anni.

Quale fu la voce che si alzò per difendere lo status quo?

Il Presidente dell’UNIRE Goffredo Sottile ha palesato la piena condivisione del piano, assicurando la massima collaborazione dell’Ente, pur sottolineando come, in base all’art. 1 dello Statuto, il suo compito di presidente sia quello di difendere le competenze che spettano all’UNIRE stessa (ovviamente finché sarà in vigore l’attuale legge istitutiva dell’Ente).

L’esimio Presidente, appoggiato dai sempre presenti cantori del palazzo dell’epoca presenti in alcune categorie ed ippodromi  si impegnò a tal punto a difendere l’UNIRE che la portò, con la collaborazione dei vari commissari seguenti e con una politica a dir poco collusa (vedere alla voce Galan e seguenti) a  concludere la sua triste storia con un bilancio disastroso, con introiti ridotti del 50% e scommesse marginalizzate.

L’imperativo categorico era non cambiare nulla o meglio il gattopardesco “cambiare tutto perché nulla cambi”.

L’affermazione del Presidente Sottile sollevò l’indignazione del presidente di allora della commissione finanze ma nulla poté fare.

I ricorsi attuali sono i medesimi:

  • Un settore ridotto allo stremo con i fondamentali calati in modo pauroso dal 2009;
  • Una possibile riforma del settore in modo privatistico e una riforma delle scommesse da completare e la possibilità di chiedere un sostegno per 5 anni;
  • Un blocco non più dell’UNIRE, ma del Ministero che difende a spada tratta i suoi privilegi;
  • Personaggi politici che guardano più ai propri fini o a quelli degli amici che al bene comune;
  • Un coro di cantori di palazzo impegnati a convincere che tutto vada bene;
  • Piani industriali pronti credibili a parole, nei fatti nessuno.

Speriamo che quello che mancò allora, oggi invece si appalesi nella figura di un Ministro che si ricordi la parola “riformista” e un consiglio dei ministri che lo supporti.

P.S: Un grazie a “CAVALLO 2000”, al sig. Mazzucato, a Ippica Impresa.

Marco Montana

CLASSIFICAZIONE IPPODROMI

Abbiamo pubblicato e commentato abbondantemente – forse troppo – la recente bozza di classificazione degli ippodromi che il Mipaaf ha proposto e che in queste settimane sta affinando con gli interessati. I lettori ci hanno chiesto – a ragione – come mai non abbiamo commentato – come per Siracusa – l’ingiusta posizione di Torino trotto che nella bozza divulgata da Gaet è classificato come “istituzionale/commerciale”. Poco manca che chi ha curato il documento inserisca un altro slash e aggiunga la parola “promozionale”.

Si sa il piano di mezzo s’ispira non tanto a criteri meritocratici, ma – soprattutto – al colore politico, “rosso” o “nero”.

La tecnica conta poco, al diavolo il combinato disposto di criteri qualitativi e quantitativi, poco importa se l’ippodromo è il luogo nel quale nascono e si formano non solo proprietari, guidatori, allenatori, fantini, allevatori, ma anche appassionati e scommettitori, nulla importa della quantità e qualità del lavoro direttamente impegnato.

Bazzecole!! I voti si raccolgono al sud! Allora premiamolo, altrimenti saltano poltrone e privilegi.
Torino è ancora uno dei pochi, se non l’unico, ippodromo – il solo coefficiente da graduare è il raggio di curvaturacostruito in funzione di come vorrebbe correre un cavallo, con valide strutture ricettive per il pubblico, quelle di visualizzazione delle corse della raccolta delle scommesse.
Scuderie pulite, buon ristorante e servizi ristoro, un ambiente accogliente, confortevole e pulito, che impegna ancora posti – lavoro.
L’opposto di molti altri impianti che gli sono stati anteposti e che, per i continui tagli alle spese, invece di avvicinare, allontanano appassionati e ostacolano il ricambio generazionale necessario per la sopravvivenza del settore.
Alcuni addirittura senza servizi igienici, senza cavalli stanziali, senza piste di allenamento. Ma che, in compenso, continuano a sostenere il Mipaaf, coltivando solo il proprio orticello e fregandosene del bene comune.
Ho cofirmato e diretto con l’ing. Giovanni Capecci i progetti delle piste e degli impianti d’illuminazione di Montegiorgio e Milano trotto – quello dei record mondiali, dei Malabar Man, niente a che fare con la Maura – e ho sentito il dovere di asserire quanto sopra, specie dopo che un  ippico di lungo corso me lo ha fatto notare con garbo.
Non concordo su molte cose con Guido Melzi: lui gli scioperi li proclama e non li attua, al contrario del sottoscritto, tanto per dirne una.
Spero però che questa volta – specialmente dopo che ha saputo che è stato declassato perché gli è stato tolto (probabilmente non a caso) a sua insaputa un Gruppo 1 – mantenga il proposito di non accettare le giornate di corse 2018 se Torino non sarà elevato al ruolo che gli compete: strategico.

Basta con le mezze misure.

Maurizio Mattii

 

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