Ci permettiamo sommessamente di suggerire al Mipaaf di prendere in considerazione una proposta per la promozione della cultura del cavallo italiano. Potrebbe risollevare il settore e facilitare il compito dei solerti burocrati del piano di mezzo e dei loro sostenitori.
Troppo difficile – per chi prima all’Unire, poi all’Assi, adesso al ministero è stato sempre dietro ad una scrivania senza sapere di quanto amore, lavoro e sacrificio necessiti accudire un cavallo –  venire a capo di scommesse, regolarità delle corse, trasparenza della giustizia sportiva, doping in particolare.
Parliamo di cavalli e gamberetti, potrebbe essere un’idea.
E chi ha idee ha talento e il piano di mezzo ne ha da “vendere”.

Pensavo che dopo 5 anni di cose incredibili e assurde, pensate e applicate dal ministero in fatto di cavalli  nulla potesse stupirmi ed invece mi sono imbattuto in un articolo dell’ANSA che descrive un connubio uomo-cavallo di attività lavorativa veramente stupefacente e penso anche poco conosciuto anche agli ippici più esperti.
Vi è un posto in Europa dove si pescano i gamberetti andando a cavallo!

Riprendo quanto scritto dall’ANSA che descrive quanto avviene a Oostduinkerke, piccola frazione di Koksijde, lungo la costa occidentale del Belgio che si affaccia sul Mare del Nord:  è l’unico posto al mondo dove si pescano a cavallo i gamberetti.

La tradizione, che l’Unesco ha inserito nell’elenco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, risale al Medioevo e da allora l’unica novità è stata l’introduzione di reti più fitte e resistenti.
Un tempo questo tipo di pesca, con la rete a strascico (seynevissen) trainata da cavalli con calessi, era diffusa lungo tutta la costa del Mare del Nord, dalla Francia al Belgio fino all’Olanda e in Inghilterra del sud, ma è sopravvissuta solo a Oostduinkerke, nelle Fiandre, a 20 chilometri da Ostend. Qui sono in continuo aumento sia i piccoli e prelibati gamberi grigi sia i pescatori che si tramandano la tradizione ittica di generazione in generazione.
L’inconsueta pratica avviene due volte alla settimana nei mesi tra giugno e settembre: alle 8 del mattino, quando la spiaggia si allunga grazie alla bassa marea, si portano i cavalli da traino, per la maggior parte di razza brabantina, sulla battigia, dove i pescatori (paardenvissers) predispongono le lunghe reti triangolari per la pesca dei gamberetti, che vengono raccolti in grosse ceste in vimini situate ai lati delle selle. I cavalli vengono fatti entrare in acqua fino alla pancia, mentre i pescatori con lunghe cerate e stivali di gomma scendono dai calessi e iniziano a setacciare lentamente il fondo per la cattura dei gamberetti grigi (rikzegarnalen), che si nascondono sotto la sabbia.

La pesca dura circa due ore, fino all’arrivo dell’alta marea che riporta pescatore e cavallo fuori dalla spiaggia. I prelibati gamberetti grigi, chiamati anche “caviale del mare del Nord“, sono l’ingrediente principale di molti piatti tipici delle Fiandre, tra cui le croquettes, squisita pastella che avvolge gamberi e formaggio fuso, e le tomate-crevettes, pomodori ripieni di gamberi e salsa rosa.
Spesso il pescato giornaliero viene cucinato sulla spiaggia e venduto in scatole di carta bianca per qualche euro. L’ideale però è assaggiare queste specialità nei vicini ristoranti.

Al limite se il consiglio non fosse percorribile (una varietà dei gamberetti grigi sembra sia stata riscontrata in Liguria a Monterosso al Mare, la spiaggia più lunga delle Cinque Terre) potrebbe essere utilizzato per sottoporre falsi problemi e distogliere l’attenzione da altri ben più gravi, come il montepremi, la regolarità delle corse, l’applicazione discrezionale della giustizia sportiva, la diminuzione di scommesse e di ricavi, il danno erariale, classificazione ippodromi, l’aggiudicazione di poltrone, la perdita di posti di lavoro.

Questioni che forse il Mipaaf preferisce trattare personalmente con i personaggi a cui sembra aver garantito il controllo della gestione tecnica e che, dati alla mano, ci hanno affossato.

Marco Montana

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