Nei giorni scorsi avevamo già anticipato che la tanto declamata classificazione degli ippodromi era basata su parametri di giudizio totalmente alieni rispetto ad una analisi tecnica e realistica sulla qualità dei servizi forniti agli operatori, agli spettatori e agli scommettitori.
Già in un recente passato l’ippica ha subito una classificazione degli impianti (modello Deloitte di panzironiana memoria) che ha prodotto distorsioni evidenti senza mai entrare nel merito dei servizi resi.
La classificazione proposta dal Mipaaf non avviene attraverso il combinato disposto qualitativo e quantitativo, ma solo quantitativo. I sistemi di remunerazione sono obsoleti e non più congrui con gli aspetti tecnico –economici del settore e contribuiscono all’attuale stato di crisi, di mancanza di fantasia e d’idee che ha portato il settore a una veloce agonia.
La strada scelta è diversa, dalla Deloitte, ma il risultato è il medesimo.
Lo spinoso della valutazione non può essere risolto, pur con tutta la buona volontà, da burocrati attraverso un metodo politico.
Ippodromi e centri di allenamento devono essere valutati su base meritocratica, secondo una prospettiva imprenditoriale mirata allo sviluppo dello spettacolo e fruibilità dello stesso, nel rispetto degli appassionati, degli operatori, dello scommettitore.
L’opposto dei criteri di assistenzialismo e pressappochismo adottati sin ora.
I FATTI
Pur di carpire qualche punto in più, si ricorre a tutto con approssimazione, non analizzando con la dovuta attenzione le problematiche.
E’ di ieri il problema Capannelle con la domanda se sia giusto, obbligatorio o impossibile che l’ippodromo possa diventare anche centro di allenamento per i cavalli trottatori.
In un mondo normale la trafila corretta sarebbe:
- La società di gestione propone l’ippodromo come centro di allenamento presentando un documento che spieghi le ragioni tecniche alla base di questa richiesta;
- Presentazione alle categorie interessate (galoppo e trotto) delle migliorie dei servizi (con i necessari investimenti) e il protocollo d’uso dell’impianto nel rispetto delle singole specialità finalizzate a garantire la sicurezza per animali e operatori;
- L’ente controllore (in questo caso il MIPAAF) valuta in modo trasparente la validità della richiesta in funzione dei servizi possibili e i costi che comporterebbero per il sistema.
Tutto questo ovviamente non succede o succederà per il semplice motivo che tutto questo non è contemplato dall’illuminata classificazione degli ippodromi!
Il ragionamento è semplice: avere un centro di allenamento comporta una fascia superiore, quindi più soldi, quindi da domani esisterà un centro di allenamento.
Come si vede il vulnus è il decreto che si basa su fondamenta sbagliate.
Quello che conta è l’esistenza del centro di allenamento non se le piste sono in condizioni quantomeno accettabile, se i servizi agli operatori sono decenti, se i box sono in condizioni accettabili e via di questo passo.
Quello che conta è la larghezza o la lunghezza della pista non lo stato del fondo (galoppo vedi buche o trotto qualità della sabbia) non la sua manutenzione o la funzionalità per le prestazioni dei cavalli.
Se serve si sposta uno steccato per allargare, si trasforma una strada in pista di allenamento se questo da più soldi, si aumentano gli abitanti della provincia, si moltiplicano i cavalli stanziali presenti tanto l’anagrafe non funziona.
Se serve, s’infila un gettone, si schiaccia un bottone e al posto della caramella esce uno spostamento, il declassamento o la promozione di un Gran Premio.
Con la modifica del decreto fatta a dicembre, gli ippodromi fuori ruolo hanno un anno di tempo per rientrare, però i beneficiati per il 2018 avranno i vantaggi immediati alla faccia dell’utilità per la filiera.
Chi raccoglierà i cocci tra un anno? Non si può sapere chi sarà il sottosegretario nel prossimo governo. Il capo dipartimento (Bianchi) se ne andrà tra poco, la dirigente dell’ufficio competente se ne andrà anche lei, rimarrà solo il direttore generale, con i cantori a supporto, a garanzia dell’immobilismo totale.
Ribadiamo che l’unico approccio scientifico oggi possibile in un ministero che predetermina i risultati a prescindere dall’oggettività è l’applicazione della “COSTANTE DI SKINNER” a tutti i problemi, classifiche, distribuzione di cariche o gare:
quella quantità che, moltiplicata per, divisa per, sommata a, o sottratta alla risposta cui si è arrivati, dà la risposta cui si sarebbe dovuti arrivare.
Tev