Dal sito derbywinner Antonio Viani fa un’interessante osservazione: all’estero si lavora, in Italia si parla!
Ha perfettamente ragione, ma il problema non è solo il fatto che si parla solo, ma soprattutto di cosa si parla e soprattutto di chi ascolta.
Il problema molte volte è che chi propone la risoluzione di alcuni problemi lo fa non affrontando l’argomento avendo come fine ultimo il bene della filiera ippica, ma solo per incassare un utile immediato.
Gli ultimi esempi sono la riforma delle scommesse e la classificazione degli ippodromi e visto l’esempio proposto da Viani anche l’adesione dell’Italia all’European Breeders Fund, la politica ha ascoltato i proponenti e ha soddisfatto le richieste.
Peccato che queste non erano fatte per il bene comune, ma solo per interessi di bottega.
Il paradosso è che oggi il gestore dell’ippica è un Ministero che potrebbe dare il via a una riforma vera che possa salvare la filiera ippica italiana da una lenta agonia.
Un ministero, un ministro, potrebbero avere interlocuzioni ai massimi livelli per risolvere problemi enormi, come l’IVA, ma purtroppo ci sembra che la parte politica ministeriale brilli per assenza o per coltivare interessi avulsi dall’ippica.
Al “piano di mezzo” ministeriale non pare vero di avere mano libera per mantenere lo status quo.
La sensazione è che ci siano molte persone con idee brillanti e desiderose di dare il proprio contributo alla risoluzione dei problemi, ma che manchi un catalizzatore che possa innescare il processo di trasformazione utilizzando il Collegato agricolo come veicolo per una riforma vincente.
Ma, come in tutti i progetti innovativi, è indispensabile svincolarsi da tutte le zavorre rappresentate da sostenitori che sostengono nulla deve cambiare in difesa delle proprie rendite di posizione in barba al bene comune.
E poiché le risorse destinate all’ippica equivalgono al 20% del bilancio del Mipaaf lo statalista “piano di mezzo” si guarda bene dal lasciarsele sfuggire. Per riuscire nell’intento è però necessario l’appoggio di una base filo ministeriale.
Il ragionamento degli statalisti è semplice “Vi facciamo divertire con la programmazione tecnica e con altre stupidate del genere, vi offriamo ogni tanto una caramellina e Voi ci aiutate a tenere l’ippica e il suo bilancio dentro al Palazzo – servono per portare a casa voti, mica zuccherini -. Sono anni che teniamo in mano il Mipaaf sia con gestioni di destra sia di sinistra. Il giochetto riesce sempre. Gli ippici non si accorgono mai di nulla, sono dei creduloni, sopportano tutto, basta nominare un capopopolo e “Oplà !!”, il gioco è fatto.
“Noi il puffo per farvi divertire l’abbiamo e gli rinnoviamo il contratto di anno in anno”.
“Poi, se servisse, a Rimini a Firenze o in qualche altra parte c’è sempre qualcuno disposto a darci una mano”.
I doppiogiochisti in questo settore non mancano.
Pertanto sinché perdurerà questo stato di cose, perdurerà la totale chiusura e la mancanza di volontà dell’Unire e dell’Assi prima, del Mipaaf ora di aprire un tavolo comune di concertazione con la quasi totalità degli operatori ippici (preferendo, evidentemente, solo interlocutori funzionali ai propri fini) e anche con il mondo del lavoro per iniziare un percorso comune per risolvere la grave crisi etica – tecnica – economica e restituire nuovo impulso, credibilità e trasparenza al settore.
I soliti giochi di potere di chi afferma di voler cambiare tutto per non cambiare niente.
Redblack