In tutti i procedimenti giuridici sia civili che penali laddove il giudice/o i giudici devono trattare argomenti che hanno una valenza tecnica specifica si avvalgono dell’aiuto di esperti nella materia che li aiutino ad arrivare a scrivere una sentenza che, oltre essere giuridicamente ineccepibile, debba basarsi su conclusioni tecniche corrette.

Solo nel piccolo giardino della giustizia disciplinare ippica i giudici sentenziano senza potersi avvalersi di un organo scientificamente competente e indipendente anche se questo dovrebbe essere a disposizione in quanto indicato nel regolamento.

Il “Regolamento delle sostanze proibite” prevede l’istituzione, come organo di garanzia, di una Commissione scientifica che supporti gli organi disciplinari e l’ente con un’attività consultiva e propositiva

In fin dei conti la procedura per la scelta della commissione scientifica è iniziata solo nel dicembre 2016, dopo oltre un anno dalla scadenza della precedente (novembre 2015).

Nel gennaio 2018 si festeggia un anno di permanenza delle domande dei candidati nei cassetti del ministero.

La nomina della commissione è in testa alla triste gara dei ritardi ministeriali battendo il pagamento premi fermi nei cassetti “solo” per 4-5 mesi.

Poiché il compito di questa commissione è quello di fornire pareri scientifici, ma anche di fungere da organo di controllo indipendente sulle procedure dei prelievi e delle  analisi e che da oltre tre anni non viene attivata si ritorna sempre alla stessa domanda “CHI CONTROLLA I CONTROLLORI”?
Tra l’altro la presenza di un organo terzo e distinto dagli uffici ministeriali che promuovono i casi di positività darebbe qualche garanzia in più sulla trasparenza e attendibilità delle procedure attualmente in vigore.

Come sempre capita nel panorama italiano quando un qualsiasi argomento è di competenza della burocrazia pubblica il responsabile di un errore non esiste!

Nel marasma totale dei controlli disciplinari va di moda puntare il dito sulle Commissioni Disciplina e sulle loro sentenze.
Che le nomine delle Commissioni Disciplina siano allegramente distribuite secondo un ordine politico/geografico è un fatto noto, ormai in uso dall’inizio del nuovo millennio.

Che le stesse non brillassero per trasparenza e velocità è un fatto evidenziato già dalla prima “Commissione di vigilanza e controllo sulle scommesse ippiche” istituita nel 1999.

Fatta scivolare al pari di tutte le Commissioni di controllo e tutela (vedi Commissione scientifica) nell’oblio.
Che alcuni casi finissero in fantomatici cassetti e nel dimenticatoio era una diceria in voga ai tempi di Alemanno/Panzironi e la leggenda metropolitana non si è rivelata leggenda in quanto alla chiusura dell’UNIRE/ASSI e allo svuotamento per trasloco dei cassetti avvenuta nel 2013 si sono ritrovati procedimenti del periodo 2002-2005 mai portati a compimento, come quelli affidati all’avvocato Strano che non ha depositato tutti i procedimenti a lui assegnati.
Il Mipaaf si è ben guardato dal comunicare l’elenco dei beneficiati e per di più non risulta aver presentato alcuna segnalazione alla Procura della Repubblica (speriamo di essere smentiti).
Le varie commissioni di disciplina ci hanno messo del loro, ma adesso vengono ampiamente “aiutate”.
Dal novembre 2012, emanazione del nuovo “Regolamento per il controllo delle sostanze proibite” sono molte decine i casi archiviati perché le seconde analisi non sono state effettuate dai Laboratori indicati dal Ministero.
Gli interessati non hanno fatto altro che attenersi a quanto scritto dal Mipaaf che, paradossalmente, è l’estensore dell’elenco dei laboratori con procedure non idonee, come indicare il laboratorio di Hong Kong per il quale non sono state ancora accertate e certificate le corrette procedure di invio.
Chi ha modificato nel 2012 il protocollo dell’analisi sulla TCO2 che ha portato all’archiviazione di tutti i casi positivi che hanno fatto richiesta di esecuzione delle seconde analisi a norma di regolamento, rendendo di fatto inutili tali controlli (costo circa 3oo mila euro anno per 5 anni)?

L’onniscienza della Commissione Disciplina e gli illuminati pareri del Ministero possono creare un mostro giuridico incredibile, specialmente se fosse finalizzato per interessi particolari e non collettivi. Speriamo che non sia il nostro caso, anche se da più associazioni di categoria continuano ad arrivare ringraziamenti seriali al Mipaaf, non si comprende per che cosa dato il degrado e il difetto di trasparenza in cui versa l’ippica.

E con una Commissione Scientifica latitante dal 2015, Il Mipaaf vorrebbe togliere la gestione della giustizia sportiva dalla riforma dell’ippica (Collegato Agricolo, art. 15, lett. b) che prevede la costituzione di un Organismo a cui demandare le funzioni di “organizzazione” degli eventi ippici e non di sola “rendicontazione”.

Sottraendo al costituito organismo gli svariati milioni di euro relativi al costo della giustizia sportiva e perpetuando la formulazione di un prodotto – corsa falsato ancora prima di entrare in pista.

A pensar male si fa peccato, ma a volte ci si indovina”  diceva un politico appassionato di ippica.

Il giorno in cui questi signori toglieranno il disturbo e si decideranno a privatizzare sarà sempre troppo tardi.

Anche perché, se andiamo avanti così, resteranno solo loro, i giullari del palazzo e le loro chiacchiere, senza i cavalli e senza le corse.

Redblack

 

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