Museo Storico del Trotto a Civitanova

Ieri è uscito l’annuale rapporto fatto da EURISPES dal titolo

EURISPES 30° RAPPORTO ITALIA”, alla ricerca della responsabilità perduta.
Sistema e Paese, come separati in casa”
L’Eurispes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali fondato e presieduto dal sociologo Gian Maria Fara, è un ente privato e opera nel campo della ricerca politica, economica e sociale, dal 1982 e dal 1989.
Il Rapporto Italia legge la situazione economica, politica e sociale del Paese, ne segnala i cambiamenti e i nuovi fenomeni.
La sintesi del rapporto è che l’ITALIA è:

UN SISTEMA FRAGILE, MA NON DEBOLE

“Il Sistema è, e lo sarà ancora per molti anni, fragile sotto molti punti di vista. Prosegue il Presidente dell’Eurispes.
Beninteso: fragile non vuol dire debole. Anzi, l’Italia ha molte frecce nel suo arco, enormi potenzialità ma – e questo lo ripetiamo senza stancarci da anni – ha grandi difficoltà a trasformare la sua potenza in energia.
E questo deriva principalmente dalla disomogeneità della nostra classe dirigente, nel senso che essa non persegue obiettivi comuni e comunque non nello stesso tempo, non con lo stesso impegno. Anzi, nella maggior parte delle occasioni ci fa assistere a divisioni e conflitti attraverso i quali le parti in causa puntano alla sopraffazione l’una dell’altra piuttosto che a trovare l’accordo a vantaggio del bene comune.”

Questo scenario si configura esattamente con la realtà della filiera ippica italiana e del rapporto delle Istituzioni verso l’ippica.

Se andiamo ad affrontare le dicotomie scelte ed illustrate nel Rapporto Italia 2018 e le caliamo nella nostra realtà, vediamo come il quadro sia molto attendibile.

  • Responsabilità/Irresponsabilità

Ogni ippico ognuno per la sua parte di competenza deve assumersi le proprie responsabilità verso i regolamenti, le norme, le procedure che giustamente ordinano il percorso della vita professionale, sportiva sia del cavallo dalla sua idea di nascita (copertura della fattrice) fino al ritiro sia dei professionisti e degli appassionati che accompagnano la sua vita (allevatore, proprietario, allenatore, driver, fantino, scommettitore) e ad ogni minima infrazione ne subiscono le conseguenze (talvolta giuste talvolta ingiuste). ma sempre ne debbono rispondere immediatamente. Dall’altra parte talvolta abbiamo soggetti sempre esenti da responsabilità cioè “irresponsabili” che non pagano mai pegno per calendari fatti mensilmente, pagamenti in ritardo ai proprietari italiani e stranieri, non comunicazione per tempo delle corse internazionali,  che causano un calo delle scommesse con palinsesti errati ed altro e purtroppo tutto ciò  causa danni e difficoltà alla filiera ippica, senza mai subirne le conseguenze.

  • Fiducia/Sfiducia

Assistiamo giornalmente alla fiducia dell’allevatore che da un’idea di puledro lo realizza investendo soldi tempo e passione, alla fiducia di un proprietario che compra un cavallo con il sogno di vincere, alla fiducia dei professionisti che spendono soldi tempo e passione per preparare i cavalli, portarli in pista e battersi per vincere. E contemporaneamente esiste una totale sfiducia verso chi promette senza mantenere assicurando tempi di pagamenti certi, che tutto proseguirà per il meglio, che il prossimo politico favorirà l’ippica e distribuirà equamente nomine e prebende, che il montepremi non sarà tagliato ecc…

Negli ultimi anni insipienza tecnica e clientelismo politico hanno pervaso il settore. Il Mipaaf ha gestito l’ippica in un’ottica politica le risorse destinate al settore, favorendo irresponsabilità nella gestione, che, a sua volta, ha  generato la  sfiducia di operatori e appassionati e favorito interessi contrari al bene comune.
Imprescindibile per la ripresa di un settore in grave crisi come quello dell’ippica è il contributo di tutte le componenti ippiche, dalle categorie alle organizzazioni sindacali, e l’istituzione da parte del Mipaaf di un tavolo unitario di concertazione improntato alla massima trasparenza.
Esattamente il contrario della politica perseguita dalla dirigenza del ministero, che preferisce scegliere di volta in volta interlocutori funzionali ai propri fini, antitetici al rilancio culturale, tecnico ed economico del mondo del cavallo.
L’unica cosa che questi signori sanno fare è perdere tempo in disquisizioni marginali finalizzate solo al loro orticello anziché pensare ad una strategia collettiva nell’interesse e per il futuro dell’ippica italiana.

Organismo Ippico Italiano

Alessandra Mori e suo padre Ermanno: Il Capitano

L’ippica si basa su un sogno.

Perché il sogno si realizzi necessita un progetto inclusivo proiettato a perseguire l’interesse collettivo ippico nell’esaltazione dello spettacolo, nell’allargamento della filiera e della buona occupazione.
Più lo spettacolo ippico è interessante, più sono gli appassionati, più sono gli scommettitori, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e posti di lavoro.
Il sillogismo è di una stringente e concreta logica.
L’opposto dell’operato del Mipaaf e dei suoi dirigenti che sembrano operare non per la salvezza, ma per la morte dell’ippica, come sottolinea anche Alessandra Mori nella lettera che con piacere e affetto pubblichiamo.

Maurizio Mattii

Buongiorno,

leggo questo suo link con piacere per il rinnovato interesse degli ippici per la cultura, ippica e, spero, non solo.
Mio padre, Ermanno Mori, il
Capitano, era un uomo di cultura e tutto tondo e di grande passione; per tutto ed anche per l’ippica, con tutti i rischi che questo comporta e da cui mai si è tirato indietro.
Ha avuto una galleria d’arte moderna a Milano, la Stendhal in via del Gesù, dove sono cresciute amicizie con pittori di caratura internazionale (Tamburi, Zigaina, Ciarrocchi, De Mejo, per citarne alcuni); ha avuto la più importante collezione di Tavolette Votive italiana, esposta con enorme successo oltre che in Italia anche a New York ed a Berna con una mostra curata dal grandissimo Harald Szeeman, uno dei più celebrati curatori di arte moderna, più volte alla Biennale di Venezia,  divenuto poi caro amico di famiglia; ha prodotto film, curato edizioni di libri ippici e
non  – ma questo sembra sfuggire sempre a tutti coloro che si occupano di ippica oggi – ha allestito il Museo Storico del Trotto a Civitanova, fra le sue amate colline.

Le allego una presentazione del Museo del Trotto, perché forse l’idea che si ha è di una piccola collezione, perdendo la dimensione reale di tutta la documentazione catalogata, raccolta, ordinata, esposta, che dovrebbe rappresentare un valore condiviso di tutto il mondo ippico italiano.
Di materiale per fare mostre di ogni genere ce n’è davvero moltissimo; ne abbiamo fatte molte di mostre,  finché c’è stata l’energia e la motivazione per farlo.

Ma noi continuiamo a non ricevere alcun messaggio di incoraggiamento a proseguire, continuiamo a non ricevere risposta alle richieste di incontro con la dirigente D.ssa  Mastromarino, continuiamo a non sentire una sola voce che rammenti il valore culturale del Museo, ma anche il grande contributo all’ippica italiana dato dal Capitano; in effetti lui aveva previsto molto bene tutto questo e basta leggere i suoi scritti polemici di 20 anni fa, per capire come mai oggi ci troviamo in questo mondo senza prospettive, senza un vero progetto innovativo, a rincorrere solamente piccolissimi e mediocri sogni di quartierino, che vivono la vita breve dell’espace d’un matin.

Mi spiace non ricevere direttamente un messaggio ma dover leggere una mail girata da altri appassionati, che, per fortuna, ricordano.

Perdoni l’amarezza.

Cordialità,

Alessandra Mori

Di

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