Finalmente si  sta rivelando l’assurdità della classificazione degli ippodromi.
Non perché sia sbagliata una qualsivoglia valutazione, ma perché i presupposti e le finalità di questo decreto sono sbagliate alla radice.
Gli errori marchiani di semantica e statistica che sono così macroscopici da dubitare che vi sia stato un ben che minimo  lavoro di preparazione e visto che si conosce la serietà di chi ha partecipato alla stesura sorge il sospetto che tutto fosse già predisposto ancora prima di iniziare il lavoro o meglio che le scelte sono state fatte in funzione del risultato che si voleva ottenere a priori, a prescindere dalle obiezioni dei partecipanti al lavoro.
Sono sbagliati i presupposti da cui è partito il lavoro la classificazione attuale non è stata fatta per dare corpo ad una ottimizzazione delle risorse,  per dare un futuro al comparto, ma solo per certificare dei dati di fatto basati sui risultati degli anni passati delle scommesse che sono state disastrose e, politicamente, per non scontentare chi nei fatti sostiene la politica scellerata del Mipaaf. Soprattutto chi sino ad oggi ha criticato il ministero e ora, dall’emendamento in finanziaria in poi, constatato il prolungarsi della privatizzazione ha ben pensato di fare soltanto i propri interessi, pensando solo all’oggi e non al domani.

Senza pensare che una volta l’unica scommessa consentita era quella ippica e che c’erano tanti soldi.  Entrati nel mondo della concorrenza, i nostri dirigenti e imprenditori – meglio assistiti che imprenditori – sono collassati e con essi il settore.

Sono sbagliati i presupposti, perché nulla dei servizi dati alla filiera ippica viene valutato.
L’importante è che ci siano piste, centri di allenamento e box, del loro stato poco importa.

A partire dai centri di allenamento e dalle piste di cui non si considera lo stato e le pendenze plano-altimetriche. Il problema della realizzazione del fondo di una pista da corsa per cavalli può dare origine a numerose soluzioni, ne sono testimonianza le attuali piste italiane, ma anche soprattutto il panorama internazionale che presenta una infinità di casi. A prescindere da quello che è il sottofondo, che può essere costituito da più strati di materiale inerte di varia pezzatura e tipologia, la parte che caratterizza il comportamento della pista è sicuramente lo strato superficiale o gli strati superficiali se questi sono di piccolo spessore. Sostanzialmente le attuali piste possono essere divise di tre grandi famiglie :

  • monostrati di materiale calcareo;
  • monostrati di materiale siliceo;
  • multistrato di vario materiale, ma a finitura sempre silicea.

Stesso discorso per i box.

Un elemento di particolare importanza, per un professionale e tranquillo lavoro, è rappresentato dalla scuderia e più precisamente dal box dove alloca il cavallo da corsa e dove viene quotidianamente accudito dall’artiere.
Un’idonea stalla sembrerebbe un requisito scontato, per un proprietario, che al suo interno vi dovrebbe far alloggiare un cavallo, sul quale ha effettuato investimenti sia in denaro sia in lavoro, ma a causa d’impianti d’antica costruzione, di mancate ristrutturazioni e, in generale, per poca attenzione al problema, in molti ippodromi italiani, quanto sopra è tutt’altro che scontato.

Stesso discorso per i recinti d’isolamento

Il recinto d’isolamento deve consiste in un ampio fabbricato all’interno del quale sono situate le poste per la vestizione dei cavalli che devono partecipare alle gare della giornata  di corse.
Il fabbricato dovrà essere situato possibilmente in prossimità della pista di gara.
Il fabbricato dovrà avere una grande porta di ingresso ed una di uscita in modo che i concorrenti possano essere controllati agevolmente. L’aerazione e l’illuminazione saranno garantiti da tutta una serie di finestre alte apribili a gruppi. In adiacenza, ma all’esterno saranno realizzati più spogliatoi per i drivers, tutti dotati di sevizio igienico con doccia.
Requisito fondamentale per la funzionalità del fabbricato è che sia dotato di un soppalco posto in alto all’interno del quale prenderà posto il personale di controllo dei concorrenti, veterinari, ispettori al doping, commissari, eventuali funzionari aggiunti. L’accesso e l’uscita avvengono solo attraverso due porte di ampie dimensioni, facilmente controllabili e quindi non si creano problemi di efficienza dell’isolamento. Il recinto (almeno in occasioni di corse tris e Gran premi) potrebbe essere dotato di un laboratorio per analisi doping in loco.

Sono stati classificati ippodromi con piste in terriccio, senza spogliatoi, senza recinti d’isolamento, con centri di allenamento virtuali, senza dipendenti.

Ammesso che i capoccioni del ministero e i loro consiglieri scendiletto, sappiano di cosa stiamo parlando.

Di un casa prima si fanno le fondamenta, poi le mura, infine gli addobbi, il contrario della classificazione “alla rovescia” elaborata dal Mipaaf che cura solo gli addobbi.

Gli ippodromi, rispondendo indirettamente all’amico Guido Melzi d’Eril, sono perdenti perché, al pari del Mipaaf, non hanno mai proposto un piano strategico, ma sempre e solo avanzato delle proposte strumentali per il depotenziamento del settore ippico, finalizzate in nome di un pseudo concetto di equità solo al proprio interesse, coltivando solo il proprio orticello, credendo ognuno di essere più furbo dell’altro e di conseguenza rifiutando un impegno comune con tutti i soggetti in campo, istituzioni, operatoti ippici e sigle sindacali.
E contribuendo in maniera determinate al default dell’ippica, regalando ancora il settore ai concessionari, come si è tentato e si sta tentando di fare prima con l’emendamento sulla scommesse approvato nell’ultima finanziaria e ora, in “estrema ratio “, cercando di sostituirlo con la lettera a) del Collegato Agricolo, senza peraltro considerare la lettera b) dello stesso – la privatizzazione – che prevede un controllo del nuovo soggetto  sui palinsesti complementari proposti ad Aams dai concessionari alle scommesse.

E disastrose poi sono le finalità di una classificazione che porteranno alla compilazione del calendario con un mercimonio delle corse importanti, ad una diminuzione delle corse italiane ed a un aumento delle corse straniere.

La finalità ultima di questa  classificazione è distribuire tutte le risorse disponibili non  nel modo migliore, ma nel modo più opportuno, tenendo lontano dal palazzo chi si è accorto che i soldi dell’ippica vanno nelle tasche di altri e appoggiando, invece, con qualche caramella chi concorre allo smantellamento del settore.

Maurizio Mattii – Marco Montana

 

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