Francesco Saverio Abate

Corse estere

Il Mipaaf, il suo piano di mezzo e  uno sparuto gruppo di giullari aggrappati alla loro poltrona e alla giacca del ministero, lavorano per smantellare l’ippica italiana e favorire l’introduzione massiva delle corse estere.

La “memoria di replica al ricorso Dioscuri e altri operatori ippici Marche/Ministero Politiche Agricole Alimentari e forestali” del direttore generale Francesco Saverio Abate e di cui riportiamo uno stralcio (allegato il documento completo) ne è una sconcertante e dolorosa testimonianza.

“….
L’UNIRE a far data dal 2001 ha inserito le corse estere nel palinsesto televisivo, al fine di incrementare la già articolata offerta di prodotto sul mercato italiano con conseguente aumento dei relativi introiti.
A seguito della profonda crisi del comparto ippico, che ha determinato la riduzione progressiva dei cavalli e del numero delle corse, la programmazione di corse estere da parte di UNIRE prima, ASSI poi e MIPAAF oggi è diventava una ineludibile necessità per sostituire le corse italiane.
E’ ben vero, infatti, che nel 2006 il numero totale di corse è stato pari a 22.573, alle quali sono stati dichiarati partenti 218.391 cavalli (all.1), nel 2011 il numero totale di corse è stato pari a 15.232, alle quali sono stati dichiarati partenti 155.671 cavalli (all.2), nel 2017 il numero totale di corse si è ridotto a 10.048, alle quali sono stati dichiarati partenti 92.648 cavalli.
La riduzione dal 2006 al 2017 del 55% del numero di corse e del 58% dei cavalli dichiarati partenti alle competizioni ippiche ha imposto l’acquisto di un numero progressivamente crescente di corse estere, al fine del mantenimento del palinsesto da offrire agli scommettitori.
Contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti non corrisponde al vero la circostanza che le corse italiane non hanno un costo per lo Stato, in quanto al montepremi medio per corsa bisogna aggiungere il costo sostenuto per il controllo delle sostanze proibite e per gli organi di giustizia sportiva e la remunerazione agli ippodromi per l’organizzazione dell’evento.
Le corse estere hanno al contrario un costo esiguo pari al 3% del volume complessivo delle scommesse accettate al totalizzatore, versato ai detentori dei relativi diritti.
Nella fattispecie in oggetto il MIPAAF ha speso nel 2017 la somma complessiva di euro 4.665.206,85= per ottenere la trasmissione del segnale televisivo sulle corse estere, presupposto per l’esercizio delle scommesse tramite il totalizzatore nazionale gestito dall’AAMS, generando un volume di gioco complessivo su tali competizioni pari a euro 293.257.268,57=.
Le competizioni ippiche estere, il cui costo è stato sostenuto quota parte mediante la variazione compensativa richiesta in data 14 novembre 20172, ha –correggere in “hanno” – assicurato un ricavo netto a favore del MIPAAF pari a euro 14.125.405,00= circa e un gettito erariale, derivante dalla quota di prelievo lordo delle scommesse, a titolo di Imposta Unica di cui al D.lgs 23 dicembre 1998 n. 504 e s.m.i., pari a euro 8.784.611,00= circa 5.

La programmazione delle corse italiane in un numero limitato e per sei giorni a settimana è dipeso dal drastico calo delle nascite dei cavalli scese dal 2006 ad oggi nella disciplina del galoppo del 70% circa e nella disciplina del trotto del 37% circa.

L’Amministrazione, utilizzando l’acquisto di corse estere da armonizzare con la programmazione di competizioni italiane per il mantenimento del palinsesto, ha predisposto il calendario, atto fondamentale per l’organizzazione delle gare ippiche, ponendosi come obiettivo quello di assicurare non solo il miglioramento della selezione dei cavalli da corsa, ma anche, specie nell’attuale periodo di crisi del comparto ippico, di tendere a massimizzare i proventi derivanti dalla singola competizione ippica italiana…..”

Selezione e ottimizzazione del prodotto ippico

A prescindere che nel 2017, rispetto al 2016, lo scriteriato calendario – un elementare rapporto fra mezzi impiegati e scommesse riversate che non propone un’immagine globale del settore- ufficializzato dal Mipaaf ha generato 8.730.647 euro di minori ricavi dalle scommesse e un danno erariale pari a 4.877.551 euro, Saverio Abate nella sua memoria ha dimenticato di citare la diminuzione dei posti di lavori e i  contratti collettivi di lavoro scaduti da anni.

Buona occupazione, benessere animale e certificazione dell’aumento delle nascite dei cavalli italiani sono fattori inscindibili per accompagnare il processo di selezione riorganizzazione e consolidamento del comparto.

Selezione per Abate da raggiungere “utilizzando l’acquisto di corse estere”, un’affermazione che con il percorso di rilancio dell’ippica “c’entra come i cavoli a merenda” e denota la scarsa conoscenza della materia dell’esimio direttore e dei suoi collaboratori: dirigenti e a contratto.

Il Mipaaf ora, come Assi e Unire prima, ha come fine istituzionale indefettibile la promozione della cultura del cavallo italiano e quindi “l’Incremento Nazionale e non Internazionale delle razze equine

Il piano per la nuova strategia dell’ippica italiana, finalizzato all’ottimizzazione del prodotto ippico e dei bilanci del Mipaaf, si deve affrontare in termini di imprenditorialità e secondo criteri di produttività, partendo dal presupposto dell’invarianza  del montepremi che si basa non su una mera richiesta di elargizione, ma sulla disciplina di legge (art. 12 Dpr 169/98), che pone il montepremi quale voce stabile e non residuale del bilancio. E’ all’interno di questo meccanismo programmatico ed istituzionale che si deve affrontare  il cammino di selezione dei cavalli da corsa e dell’intero comparto.

Esattamente l’opposto della ricetta di Saverio Abate e dei suoi collaboratori: dirigenti e a contratto.

“Massimizzare” il prodotto ippico non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di cavalli produttiva. Bisogna valutare l’indotto che ne consegue in termini di regolarità delle corse, di aumento di spettatori negli ippodromi, di scommesse, di operatori, di posti di lavoro. In sostanza, più lo spettacolo ippico è interessante, più sono gli appassionati, più sono gli scommettitori, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e posti di lavoro.

 Il sillogismo è di una stringente e concreta logica.

Imprescindibile per la ripresa del settore è il contributo di tutte le componenti ippiche, dalle categorie alle organizzazioni sindacali, e l’istituzione da parte del Mipaaf di un tavolo unitario di concertazione improntato alla massima trasparenza.

Esattamente l’opposto della ricetta di Saverio Abate e dei suoi collaboratori: dirigenti e a contratto.

Lo spettacolo ippico è sportevento sociale e competenza, un insieme di nozioni che vanno dalle performance dei cavalli alle genealogie, a proprietari, allevatori, allenatori, guidatori, fantini e società di corse, dal rispetto delle regole a un buon uso della giustizia sportiva, gestite da persone che sappiano cos’è una corsa di cavalli.

Solo confezionando un prodotto tecnicamente valido, certificato, credibile, immune da alterazioni di sorta, si possono riattivare quegli automatismi capaci di rilanciare il settore che debbono sottintendere sinergia tra operatori ippici e concessionari alla raccolta delle scommesse.

L’opposto dell’attuale, non credibile perché scadente, rifiutato da scommettitori e da altre nazioni europee. Il Mipaaf compra le corse estere, ma nessuno compra dal Mipaaf le corse italiane!

Più che da numeri e da combinazioni di numeri l’unica via di salvezza può arrivare da un progetto trasparente e la trasparenza del progetto viene dalla trasparenza delle persone, al Mipaaf prima di tutto e subito dopo ai vertici delle categorie che dovranno partecipare al piano di stabilizzazione e di rilancio.

Montepremi in picchiata libera, scommesse in calo verticale sono dati alla portata di tutti ed assolutamente incontrovertibili.

Direttore, “errare è umano, perseverare è diabolico”.

Saverio Abate come Franco Panzironi

Il piano strategico che il Mipaaf sbandiera ma che non esiste è tuttavia strumentale per il depotenziamento del settore ippico e in linea con quello che fu il Panziron pensiero che alconvegno internazionale del sistema giochidel 27-28 febbraio 2003 affermò:

Il settore dei giochi che richiedono competenza (scommesse ippiche e sportive) è rimasto al palo, i giochi di fortuna (Lotto, Superenalotto, ecc.) invece sono la parte più importante del totale e il loro andamento è positivo. Io come operatore del mercato, se dovessi sviluppare un nuovo prodotto, forse saprei quale settore scegliere e avrei anche qualche idea su come farlo e perché.

Nel febbraio del 2003 Franco Panzironi non si occupava dei giochi di fortuna, ma era già da quattro mesi il segretario generale dell’Unire, l’Ente che doveva come oggi il Mipaaf incrementare le razze equine italiane e, quindi, le sue scommesse che richiedono competenza.

Il Mipaaf di Saverio Abate rispecchia l’Unire di Franco Panzironi.

Meno corse, meno allevatori, meno proprietari, meno montepremi, meno posti di lavoro, più corse estere, più corse virtuali, più spese per il baraccone, più potere ai concessionari alle scommesse.

Con le bugie, le false promesse e l’approssimazione di questo Mipaaf che continua a considerare subnormali gli operatoti ippici e ad usare un pallottoliere taroccato si affonda.

E’ evidente che in poco tempo l’allevamento italiano non esisterà più. I risultati di questa selezione e di questo elevamentoqualitativo” del calendario, ideato dal Mipaaf stanno provocando l’impoverimento della filiera e  una costante emorragia di scommesse e di posti di lavoro.  A colpi di corse estere e virtuali viaggiamo verso la morte.

Complimenti direttore!

Maurizio Mattii

All.to

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