Mipaaf: le mosse

Lunedì 26 febbraio sera  su Rai 1 è andato  in onda il film  per la TV “la mossa del cavalo” tratto dal libro di Andrea Camilleri che si svolge sempre in Sicilia, ma che nulla a che fare con il commissario Montalbano svolgendosi l’azione nel 1877.
Tutto questo per interrogarci su quali siano le “mosse del cavallo” in questo mese di febbraio che volge al termine.

Una “mossa” di carattere culturale è quella che ha permesso di arrivare al 27 febbraio anniversario della nascita di RIBOT che rimanda gli appassionati ippici a tempi che furono gloriosi e ricchi di soddisfazioni e da lì al Palazzo Reale di Milano dove fino 24 giugno è possibile ammirare all’interno della mostra “Durer e il Rinascimento, tra Germania e Italia”, la sezione “Geometria, misura e architettura” dove viene proposto un confronto da pari a pari tra i cavalli Dureriani e quelli Leonardeschi, gioia per gli occhi allo stato puro.
Una “mossa” che implica un movimento breve sul territorio dall’immaginaria Montelusa di Camilleri alla splendida Palermo, dove purtroppo viene messa in scena non un giallo ma la tragedia di vedere Il deserto del trotto siciliano costretto per miopia burocratica a rimanere confinato nei box in un silenzio delle istituzioni che diventa ogni giorno sempre più assordante.
L’ultima “mossa” coinvolge direttamente il cavallo atleta ed è quella che tutta la filiera, tranne alcune incomprensibili eccezioni, cerca di evitare, cioè la progressiva riduzione dell’ippica reale a favore dell’ippica virtuale.
Le mosse messe in campo quotidianamente sono semplici e letali: riduzione del numero delle giornate, riduzione del numero di corse in nome di premi più alti che nessuno percepisce, il tutto finalizzato a causare un ulteriore calo delle scommesse, che a gennaio, rispetto al corrispondente mese 2016, segnano già un meno 22%.

In barba a chi parla di ottimizzazione dell’ippica italiana comprando corse estere e si riempie la bocca della parola “qualità” senza saperne il significato.
Il calo delle scommesse ridurrà ulteriormente le entrate  che porteranno a nuovi tagli con conseguente calo dei nati, dei proprietari, dei cavalli partenti, chiusura di ippodromi.
Un piano studiato su misura per smantellare l’ippica italiana e allargare lo spazio per corse estere e palinsesto complementare su corse straniere, che come dice il ministero costano meno di quelle reali italiane. Un’altra supercazzola  senza adeguato monitoraggio e garanzie di trasparenza destinata al fallimento, come tutte le posticce iniziative dei concessionari alle scommesse, sostenute dal piano di mezzo del ministero che ora come allora è  composto dalle stesse persone presenti nell’Unire di Panzironi.

Ora più di allora incapaci di formulare un piano di rilancio, risultato di un’attenta ponderazione dei problemi alla ricerca dei correttivi adatti.
Ora più di allora attenti solo al proprio orticello, mettendo in moto l’ennesimo tentativo di saccheggio alle casse dello Stato.

L’unica “mossa del cavallo” conosciuta dai vertici ministeriali e dei suoi lacchè alla ricerca di un’identità e di qualcos’altro è quella che porta all’estinzione della filiera ippica.

 Redblack

Anact: direttivo 28 febbraio

Oggi è programmato il direttivo Anact che il secondo punto all’ordine del giorno prevede:
Assunzione del personale necessario all’ufficio produzione, constatate le difficoltà operative e di tempistica sopraggiunte dopo il licenziamento e l’entrata in vigore delle normative inerenti l’abrogazione del repertorio stalloni, la riformulazione delle norme tecniche del libro genealogico

Un leitmotiv in ballo dal maggio scorso, segnalato da Imprenditori ippici in una lettera pubblicata da Gaet.it l’8.05.2017. Da quanto si apprende l’assunzione è aperta a tutti, dai diplomati alla scuola alberghiera alla maturità classica. Non sarebbe richiesta una particolare conoscenza del settore. Attendiamo di saperne di più, con i tempi che corrono non si sa mai…un posto di lavoro potrebbe tornare utile.

Nessun riferimento alla drammatica e letale crisi dell’ippica italiana come affermato e sottoscritto dal direttore generale Francesco Saverio Abate nella sua memoria inviata di recente al Consiglio di Stato, pubblicata ieri da questo sito e di cui riproponiamo i seguenti passaggi.

“La programmazione delle corse italiane in un numero limitato e per sei giorni a settimana è dipesa dal drastico calo delle nascite dei cavalli scese dal 2006 ad oggi nella disciplina del galoppo del 70% circa e nella disciplina del trotto del 37% circa…….

……E’ ben vero, infatti, che nel 2006 il numero totale di corse è stato pari a 22.573, alle quali sono stati dichiarati partenti 218.391 cavalli (all.1), nel 2011 il numero totale di corse è stato pari a 15.232, alle quali sono stati dichiarati partenti 155.671 cavalli (all.2), nel 2017 il numero totale di corse si è ridotto 10.048, alle quali sono stati dichiarati partenti 92.648 cavalli.

La riduzione dal 2006 al 2017 del 55% del numero di corse e del 58% dei cavalli dichiarati partenti alle competizioni ippiche ha imposto l’acquisto di un numero progressivamente crescente di corse estere, al fine del mantenimento del palinsesto da offrire agli scommettitori…”

Senza tenere conto il calo verticale delle scommesse e del montepremi.

D’altronde per Valter Ferrero (Gioconews 07.12.2017) l’importante  è “lasciare posto alla politica del fare e non del prendere, con imprenditori veri e non ‘prenditori’ obsoleti, la passione è quella che ci permette di superare le difficoltà e continuare a sognare di vincere il Derby o il Lotteria

Da stabilire – viste le previsioni di bilancio 2017 e anni precedenti clamorosamente sbagliate, prelievi dalle scommesse inferiori alle attese, aumento del danno erariale, contratti collettivi scaduti, posti di lavoro più che dimezzati, ippodromi in chiusura, montepremi in caduta libera, filiera in forte calochi sono gli imprenditori veri e chi invece i prenditori.

Il rilancio dell’ippica non passa attraverso le parole a vuoto e il protagonismo dei soliti noti che prima o dopo dovranno rispondere dei disastri che hanno fatto e stanno a continuando a fare, ma attraverso un’azione coesa di tutte le persone di buon senso che hanno ancora “a cuore” la cultura e lo sport del cavallo da corsa e la “buona occupazione”, nel rispetto della propria dignità.

Organismo Ippico Italiano

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