Mario Monopoli jr

Da Panzironi ad Abate la musica è sempre la stessa, anzi…peggio!

Mario Monopoli jr, uno dei pochi driver con uno sguardo al futuro del settore, riflette sulla grave crisi etica, normativa e finanziaria dell’ippica:

Una domanda che mi pongo continuamente come uno stupido, ma sono le TQQ come poco fa hanno fatto a FOGGIA che rilanceranno il nostro settore?
Poi mi rispondo da solo e mi dico, no, e non voglio rassegnarmi al fatto che debbo cambiare mestiere, ma siccome è la mia vita non smetto di combattere e farvi notare quanto tutti noi ippici facciamo parte del male di noi stessi.
Poche parole per buoni intenditori

Grazie mille della Vs attenzione.

Un abbraccio e un caro saluto da parte di tutte le famiglie ippiche che perdono continuamente lavoro e desiderano giorno per giorno che cambi qualcosa.

Cordialmente

Mario Minopoli

Amarezza, ma anche coraggio e volontà di lottare, che seguono una prima denuncia su questo sito:

—mio fratello Ferdinando ……in una gara tenutasi in un ippodromo, di cui preferisco non fare il nome – dato che altre realtà non sono molto diverse – è stato protagonista di un episodio di presunto disturbo a carico di un altro guidatore. Quest’ultimo al rientro nelle scuderie ha messo in atto una sceneggiata da Far West e mentre si defilava sono spuntati dietro di lui una decina di persone che hanno operato nei confronti di Ferdinando un vero e proprio assalto con tanto di calci e pugni.
Persone che non avrebbero dovuto avere accesso alle scuderie e che invece in barba a tutti gli articoli del regolamento delle corse erano presenti.

Ho potuto costatare che purtroppo intimidazioni e tentativi di corruzione sono frequenti.
Una settimana prima del fatto sopra esposto alcuni sconosciuti, nello stesso ippodromo, sono entrati nelle scuderie e hanno proposto a mio fratello – che ha segnalato il fatto alla giuria che ha annullato la corsa – di non correre a fondo.
Naturalmente entrambi gli episodi sono stati denunciati con altri colleghi da Ferdinando anche alle autorità competenti.

Noi guidatori siamo una categoria fondamentale eppure siamo considerati come una banda di poveri emarginati da questo Mipaaf, ma senza la quale le corse non esisterebbero.
Una categoria ormai dissanguata – insieme a proprietari e allevatori – dal potere, uomini ridotti a fare una colletta per poter pagare il funerale a un collega scomparso.

Ma chi ha concorso a fare la storia di uno sport non potrà mai essere emarginato.

Stanno uccidendo la nostra cultura, il piacere di “fare” un cavallo da corsa, la gioia di una sfilata, di un giro d’onore e anche la serenità di poter campare di questo lavoro.
Ma noi questo non lo dobbiamo permettere, usando l’unica arma che ci è rimasta: è quella dignità che ci deve spingere a lottare tutti uniti per ritornare a far vivere questo sport e far vivere i guidatori – e proprietari e allevatori -, a far loro pensare un nuovo futuro professionale e un decoro che ormai non sembra esistere più.

Mario Monopoli jr è uno dei nostri driver di punta, uno dei pochi che ha il coraggio di metterci la faccia,  a differenza di chi cieco, sordo e muto usa  colpevolmente l’ippica per fare un favore al capoccione di turno e come merce di scambio per  interessi personali.

Maurizio Mattii

Da Incremento nazionale a incremento internazionale razze equine

Candidamente Il direttore generale del Dipartimento ippica e pesca nella “memoria di replica al ricorso Dioscuri e altri operatori ippici Marche/Ministero Politiche Agricole Alimentari e forestali” pubblicata il 27 febbraio afferma:

“….La programmazione delle corse italiane in un numero limitato e per sei giorni a settimana è dipeso dal drastico calo delle nascite dei cavalli scese dal 2006 ad oggi nella disciplina del galoppo del 70% circa e nella disciplina del trotto del 37% circa.
L’Amministrazione, utilizzando l’acquisto di corse estere da armonizzare con la programmazione di competizioni italiane per il mantenimento del palinsesto, ha predisposto il calendario, atto fondamentale per l’organizzazione delle gare ippiche, ponendosi come obiettivo quello di assicurare non solo il miglioramento della selezione dei cavalli da corsa, ma anche, specie nell’attuale periodo di crisi del comparto ippico, di tendere a massimizzare i proventi derivanti dalla singola competizione ippica italiana…”

Selezione per Abate da raggiungere “utilizzando l’acquisto di corse estere”, un’affermazione che con il percorso di rilancio dell’ippica “c’entra come i cavoli a merenda” e denota la scarsa conoscenza della materia dell’esimio direttore e dei suoi collaboratori: dirigenti e a contratto.
Il Mipaaf ora, come Assi e Unire prima, ha come fine istituzionale indefettibile la promozione della cultura del cavallo italiano e quindi “l’Incremento Nazionale e non Internazionale delle razze equine “
Non ha senso che il Mipaaf continui ad aumentare e programmare corse estere e a diminuire le corse italiane, così come non avrebbe senso riferirsi a corse telematiche o virtuali, che forse darebbero inizialmente un miglior risultato in termini di introito-spesa, ma condurrebbero fatalmente a ridurre, penalizzare e squalificare l’allevamento del cavallo da corsa e la buona occupazione.
Gli studi del Mipaaf sulla redditività delle corse non tengono conto di variabili imprescindibili per valutare la redditività di una corsa, quali il calendario, la resa per differenza di età, il giorno e l’ora di programmazione dell’evento, le riprese televisive, le spese in esubero per i funzionari.
Dati alla mano, termini sconosciuti al direttore generale, a dirigenti e burocrati che costituiscono il piano di mezzo, un tempo agli ordini di Franco Panzironi, oggi al Mipaaf per il medesimo colore politico.

Sono il braccio operativo di una volontà politica di ridimensionare il settore, di trasformare l’ippica italiana in un baldacchinoostaggio dei concessionari alle scommesse.

Organismo Ippico Italiano

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