Giorgio Gaber

Aumentano le scommesse, diminuiscono i ricavi

In base comma 651, punto 1.051 dell’emendamento sulle scommesse approvato nell’ultima finanziaria, il prelievo per la rete fisica è stabilito nella misura del 43 per cento del margine (differenza tra somme giocate e vincite corrisposte), di cui il 33% a titolo d’imposta unica e il 67% al finanziamento del montepremi.
Il movimento delle scommesse  a quota fissa (vedi home)  dal 01.01 al 28.02.2018 è stato di € 23.148.572 contro € 17.442.260 del bimestre corrispondente 2017.
L’aumento in percentuale è pari al 32,72%.
I ricavi in soldini nel 2018 sono stati pari a 866.983 contro 1.090.141 del 2017 per una diminuzione in percentuale del 20,47%.
Peggio le scommesse a riferimento che segnano ricavi per un – 49,16%.
Quindi per le scommesse a quota fissa dopo la riforma in finanziaria, a fronte di un aumento del 32,72% si ha una diminuzione dei ricavi del 20,47%, dovuta anche alla chiusura di circa 3.000 corner ippici2.100 Sisal, 750 Snai -, conseguenza del rinnovo oneroso (comma 620 della riforma) che prevede, rispettivamente, un canone annuo di 6.000 per i punti gioco aventi come attività principale la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici e di 3.500 per ogni diritto afferente ai punti di vendita aventi come attività accessoria la commercializzazione dei prodotti di gioco pubblici.

Per quanto studiata una “stangatanon sarebbe riuscita meglio.

E quando arriverà – se mai dovesse arrivare – il palinsesto complementare sarà ancora peggio senza un prodotto (italiano o estero) certificato e scadente come l’attuale.
Saverio Abate continua a parlare di miglioramento della selezione dei cavalli da corsa” e di massimizzare i proventi derivanti dalla singola competizione ippica italiana”.
Il rilancio dell’ippica è subordinato a uno spettacolo qualificato e ottimizzare il settore non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di cavalli produttiva.

Ma Abate continua a parlare di ripresa. Mai una prova a conferma delle parole.

Beato lui!!

Maurizio Mattii

Parafrasando Giorgio Gaber

Credo sia doveroso da parte mia spiegare i motivi per i quali talvolta mi sono trovato a scrivere al Presidente, ai Consiglieri e al Collegio dei Probiviri dell’ANACT, al Mipaaf, e ultimamente anche a Voi di Organismo Ippico e siccome conosco i miei limiti, confido possiate gradire il ricorso alle parole di Giorgio Gaber, parole quanto mai attuali.

“… E allora come si fa a tacciare di sterile menefreghismo uno che non vota? Potrebbe essere un rifiuto forte e cosciente di “questa” politica.

> No, perché non è mica facile non andare a votare. Soprattutto non è bello farlo così, a cuor leggero, o addirittura farsene un vanto.

> C’è dentro il disagio di non appartenere più a niente, di essere diventati totalmente impotenti.

> C’è dentro il dolore di essere diventati così poveri di ideali, senza più uno slancio, un sogno, una proposta, una fede.

> E’ come una specie di resa.

> Ma al di là di chi vota e di chi non vota, al di là dell’intervento, al di là del fare o non fare politica, l’importante sarebbe continuare a “esserepolitici.

> Perché in ogni parola, in ogni gesto, in qualsiasi azione normale, in qualsiasi momento della nostra vita, ognuno di noi ha la possibilità di esprimere il suo pensiero di uomo e soprattutto di uomo che vuol vivere con gli uomini.

> E questo non è un diritto. E’ un dovere.”

Alberto Bonati

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