Società di corse
“Non so, non ho visto, se c’ero dormivo”
È un’opera di Cabaret teatrale scritta da Luigi Lunari nel 1967 andata in scena in Prima assoluta al Teatro Duse, Bologna il 6 ottobre 1967 con la regia di Carlo Colombo e interpretato dal quartetto dei Gufi (Roberto Brivio, Gianni Magni, Lino Patruno, Nanni Svampa).
Una riedizione con lo stesso titolo sta andando in onda al Mipaaf e il soggetto è la classificazione degli ippodromi.
Alla fine al “pubblico” degli ippodromi lunedì al Mipaaf questo è sembrato essere il coinvolgimento del ministero alla stesura dei decreti.
Chiamiamo “pubblico” e non riunione in quanto la presenza di 35 persone rappresenta la presenza media di pubblico in molte giornate di corse.
Comunque la tanto decantata classificazione pilastro del rilancio secondo alcuni illusi ha partorito ad oggi solo una vittima: Milano trotto, che per quanto sia una “pertica traballante”, una brutta imitazione dell’originale, rimane un bacino di passione e cultura ippica che non ha pari in Italia e un cardine fondamentale per la storia dello sport di cavallo da corsa.
Del resto Snaitech risultava assente nonostante l’alto numero di partecipanti: si sono già svolti i funerali?
Purtroppo tutto lo lascia presupporre.
Riassumendo: gli ippodromi “fuori ruolo” che faranno richiesta saranno valutati da una commissione e forse riammessi da Aprile e il calendario dei Gran Premi verrà distribuito secondo classificazione: da qui la dipartita del compianto Milano la Maura in giovane età.
Quindi tra le righe tutto rimandato al dicembre 2018 in attesa che il politico di turno arrivi e ribalti con firma su nuovo decreto il pasticciaccio in salsa di pistacchio di Bronte (Castiglione) confezionato a oggi.
Quando poi si è passati al solo accenno della distribuzione dei contributi il gelo è calato tra il pubblico, sostituito dal panico quando è stato accennato che secondo il parametri del Mipaaf pochissimi aumentavano le risorse e tantissimi le diminuivano.
Il colpo finale è stato quando il regista, purtroppo per l’ippica abilissimo, ha affermato che se venivano declinati i “numeri” questi diventavano definitivi.
L’alternativa era una proposta di remunerazione, entro il risicato budget del capitolo 2297, condivisa dagli ippodromi quindi da tutti sottoscritta e inviata al Mipaaf per l’approvazione.
Le vittime hanno la facoltà di scegliere, in modo concorde, condiviso e sottoscritto, il patibolo su cui salire.
Tutti si chiederanno perché il pubblico non è insorto e non ha invaso il campo di gara.
Semplice, fintanto che non arriverà la proposta sottoscritta da tutti nessun pagamento dei residui del 2017 e nessun pagamento del 2018 verrà eseguito.
L’abile regista ha dato il ciack finale alla remunerazione degli ippodromi e probabilmente anche all’ippica.
Infine un avviso ai sostenitori dello status quo, il richiamo fatto dall’abile regista al fatto che le risorse dell’ippica per il 2019 dipendono dalla Ragioneria dello stato e il rischio di ulteriori tagli senza nulla dare in cambio è reale e consistente.
E’ in atto l’ennesimo tentativo di saccheggio alle casse dello stato.
Complice la totale cecità delle società di corse che continuano a sperare nel miracolo di San Gennaro, testimonianza di una crisi “pilotata” giunta a un punto di non ritorno.
…Basta, smettetela di ridere!
Organismo ippico italiano
Il Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo
Viale Giolitti n.5 – Pinerolo (TO)
E in onore del 150 anniversario della nascita di Federigo Caprilli visitiamo la piccola Pinerolo, dove la collina che la sovrasta, il Maneggio Federigo Caprilli, il Galoppatoio di Baudenasca, lo scivolo di Baldissero, il Castello di Mombrone costituiscono il background della «Culla della Cavalleria», nel palazzo che per quasi un secolo, dal 1849, ospitò il Comando della Scuola di Applicazione di Cavalleria.
In un’apposita sezione sono, tra l’altro, ricordati i 141 ufficiali di 33 nazioni qui inviati ad apprendere il nuovo «metodo naturale» di equitazione con il quale il Capitano Federigo Caprilli rivoluzionò la posizione del Cavaliere in sella.
Redblack