Come sempre prima della Pasqua ci sono i giorni della passione.
Purtroppo per la filiera ippica a questi giorni tristi non seguirà una qualsiasi resurrezione, anzi si continuerà sempre più a soffrire senza uno spiraglio di luce.
La nuova versione della classificazione degli ippodromi vedrà la luce probabilmente dopo Pasqua e sarà curioso vedere quali cambiamenti saranno stati messi in atto per superare le assurdità attuali.
Intanto l’imbarazzo regna sovrano: la regione Sardegna attraverso l’Agenzia Agris ha stanziato oltre 1M per l’ippica sarda di cui 500mila€ per il finanziamento del montepremi e per la realizzazione di giornate aggiuntive nel calendario regionale.
Ad oggi nessun ippodromo sardo è stato giudicato idoneo ad ospitare le corse.
Il comparto del galoppo già dissanguato, visti i tagli di giornate e montepremi, potrebbe vedere svanite anche queste risorse aggiuntive.
Dal canto suo per il trotto chiude anche Pescara e le sue risorse sommate a quelle di Palermo saranno distribuite dal Mipaaf agli ippodromi sopravvissuti, in attesa di altre chiusure e altro sciacallaggio.
A proposito di calendario consigliamo all’illuminato frequentatore degli uffici ministeriali che accusa i colleghi di non saper fare il proprio lavoro in quanto non conoscono le date dei gran premi di inviare il proprio numero di cellulare all’UET per informarli, con le sue notizie in anteprima, delle date che anche in Europa non conoscono le date dei Gran Premi italiani e quindi anche loro non sanno fare il proprio mestiere.
L’elenco UET allegato è imbarazzante a pagina 4 mancano tutte le date dei GP italiani e quelle di aprile sono state implementate il 27 marzo.
Siamo l’unico paese a non aver consegnato a gennaio all’UET il calendario dei G.Premi.
Tutti i componenti della filiera ippica cavalli, allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e fantini italiani lavorano duramente e si distinguono su tutte le piste europee e mondiali ma tutto questo viene vanificato in nome di un immobilismo e in attesa di un’inutile classificazione ideata e pensata non per rilanciare l’ippica italiana ma per interessi non funzionali a quelli dell’ippica.
Un’ippica sciatta gestita da incompetenti con l’aiuto di chi è pronto a barattarla per un euro a di chi asserisce di essere stato riabilitato non producendo però nessun carteggio che lo attesti.
L’asservimento al potere di qualunque colore esso sia serve solo al potere.
La riforma del settore va intrapresa, celermente e unitariamente, con determinazione, richiamando con fermezza le Istituzioni a svolgere il loro ruolo di proposta e sostegno alla riorganizzazione dell’intera filiera.
E’ necessaria un’ippica sana, capace di produrre nell’intero comparto un diverso approccio culturale assumendo come prioritari i valori della qualità, del lavoro, imprenditorialità, rigoroso rispetto delle regole ed etica professionale: una nuova ippica in grado di soppiantare l’ippica delle menzogne, dei personalismi, della poca trasparenza, del clientelismo, della totale incompetenza e di un deleterio pseudo assistenzialismo, che hanno caratterizzato la conduzione dell’ex Unire prima, dell’Assi dopo e del Mipaaf ora.
Ciascuna categoria dovrà legittimamente rappresentare e difendere i propri interessi avendo però la capacità di collocarli in un quadro di interesse generale dell’intero comparto, tenendo presente e rispettando gli interessi di tutte le altre componenti (società di corse, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali) ai fini della realizzazione di un disegno comune di rilancio e di stabilizzazione.
E’ all’interno di questo meccanismo programmatico ed istituzionale che si deve affrontare, in termini di imprenditorialità e secondo criteri di produttività, il piano per la nuova strategia dell’ippica: ottimizzazione dei bilanci, ottimizzazione del prodotto ippico, certezza delle risorse, certezza delle regole, distinzione dei ruoli e delle responsabilità, regolarizzazione e valorizzazione del lavoro, qualità e competenze.
Solo in questo modo sarà possibile uscire dal tunnel, da una crisi che ha eroso la filiera ippica sino a minarne l’esistenza.
La privatizzazione è l’unica carta da giocare e le perdite di tempo, soprattutto per perseguire interessi particolari e non collettivi, sono ferali.
Maurizio Mattii – Marco Montana
All.to: Calendario Uet (Group race)
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