Ippica domani
Ieri, ospiti alla trasmissione “Ippica domani” condotta da Luigi Migliaccio, Mario Monopoli jr, Vincenzo D’Alessandro jr e Fabrizio Camici per il galoppo.
Mario Minopoli – con Vincenzo D’Alessandro a ruota – ha ribadito che “noi ippici facciamo parte del male di noi stessi. Io ho un’azienda che ogni anno investe nel settore che invece di produrre ogni anno effettua tagli al montepremi. Dobbiamo essere gestiti da persone competenti…”
Anziché ringraziarli come continua a fare Valter Ferrero -collegato telefonicamente- che sembra vivere l’ippica di Marte e non quella italiana disastrata.
Fatti non parole caro Ferrero. E i fatti, dati alla mano, affermano che l’ippica è un cadavere:
- il montepremi messo a bilancio (cap. 2295) dal Mipaaf per il 2018 è pari a euro 88.302.434 (-6,21% rispetto al 2017 quant’era di 94.147.391 e non euro 130.000.000 come da lei affermato;
- il montepremi 2018 nei primi 3 mesi è diminuito di una percentuale maggiore al 6,21% in quanto i soldi di Palermo non sono stati ridistribuiti;
- al 31 marzo le scommesse ippiche (totalizzatore e quota fissa) registrano, rispetto al corrispondente periodo 2017, un –16,08% per quanto concerne il movimento e un –16,35% per i ricavi, che equivale a una diminuzione giornaliera degli incassi pari a euro 31.204, per meno 11.358.000 euro in proiezione annua.
- per il ministero il montepremi è un optional. Il Mipaaf è un luogo dove nessuno è capace di dare la pur minima spiegazione, dove l’area tecnica non svolge le proprie funzioni, dove sono discrezionali l’uso della disciplina sportiva e del rispetto dei regolamenti e dove parlare di orizzonte temporale di anche un solo anno per la programmazione non ha senso.
Presidente, con questi dati, alla portata di tutti ed assolutamente incontrovertibili che cosa racconterà ai proprietari alle prossime aste? Che sperino nel Signore? Sappiamo che esiste e che è dalla nostra parte?
Che il montepremi non deve essere una voce stabile, ma residuale come lo considera contro legge (art. 12 Dpr 169/98) il Mipaaf? Che non è vero che i debiti dell’Unire prima e dell’Assi dopo sono stati pagati solo con i soldi del montepremi?
Sembrerebbe che per i cervelloni del ministero una riduzione del 70% del montepremi rispetto al 2006, quant’era a 218 milioni di euro sia più che sopportabile.
Non ucciderebbe nessuno, al massimo costringerebbe qualcuno a rubare e qualcun altro a cambiare lavoro. Per quelli che non vogliono vivere onestamente in fondo rimarrebbe tutto come prima.
Che il futuro ci riserva un’ippica con calendario, programmazione e orari dettati dai concessionari alle scommesse, di cui il Mipaaf sembra essere più una succursale?
Mi permetta di correggerla, Aldo Migliaccio non è il presentatore di Ippica domani, ma un concessionario alle scommesse.
Tanto di cappello a Minopoli, D’Alessandro e Camici. Occorre una classe dirigente che sappia gestire con competenza, accortezza e onestà.
Non degli apprendisti stregoni.
Maurizio Mattii