
Il punto
Inizio questa mia analisi dalle finalità tecniche-economiche giuste o sbagliate presenti fino alla soppressione dell’Unire e totalmente assenti oggi al Mipaaf.
Il punto è che il Jockey Club, l’Encat, l’Unire e via discorrendo erano dei soggetti giuridici che avevano uno statuto in cui era chiaramente espresso quali erano gli obbiettivi da raggiungere, quali i binari su cui l’ippica poteva percorrere il suo cammino.
La presenza di Enti tecnici permetteva in qualche modo di mantenere una interlocuzione anche minima e comunque un indiscusso obbligo di ottemperare agli scopi sociali presenti negli statuti.
Con l’arrivo al Mipaaf tutto questo è stato cancellato e l’ippica è ora gestita da una entità burocratica che ha come finalità la distribuzione delle risorse stabilite in finanziaria per il raggiungimento di “obbiettivi” che risultano essere generici e pertanto inconcludenti:
– Obiettivo 88 – Stabilizzazione del comparto Ippico attraverso una più efficiente programmazione degli Interventi per la salvaguardia delle sue componenti produttive;
– Capitolo 2295 Spese per gli interventi relativi allo sviluppo del settore ippico;
come si vede un vuoto che può essere riempito solo a chiacchiere.
Purtroppo la richiesta legittima di avere un progetto inclusivo proiettato a perseguire l’interesse ippico, nell’esaltazione dello spettacolo, nell’allargamento della filiera, nella qualificazione degli ippodromi, nell’aumento di pubblico, scommesse e posti di lavoro non può essere fatto all’interno del ministero, non perché non ci siano le competenze (non ci sono) ma perché non rappresenta il filo conduttore su cui si basa la burocrazia che è quello di distribuire le risorse e non l’utilizzo delle stesse per lo sviluppo del settore e della certificazione del prodotto corsa.
La privatizzazione è il solo mezzo per uscire dal Mipaaf, dal degrado e dallo stallo tecnico-economico in cui versiamo.
La riforma del settore ippico deve passare attraverso una “managerializzazione” del settore.
Chi gestisce la montagna di denaro pubblico dello sport? Associazioni private.
Chi gestisce il denaro pubblico in molte ippiche europee? Associazioni private.
Siamo con un piede nella fossa, di tutto si potrà discutere tranne del fatto che l’ippica stia attraversando una crisi giunta ad un punto di non ritorno, tutti gli indicatori sono in caduta libera dal montepremi, al calo di scommesse, di corse, di ippodromi, di proprietari, di allevatori, di posti di lavoro.
Allora è giusto chiedersi se sia giusto che il soggetto pubblico continui a gestire i settore senza riscontri sulla risorse erogate, senza meritocrazia, in perenne assistenza e clientelismo, con una logica solo politica o se necessiti un’inversione di rotta, una via imprenditoriale permeata dalla massima trasparenza economica e finanziaria che consenta di trarre le risorse dal prodotto confezionato, riattivando automatismi capaci di riportare negli ippodromi appassionati, pubblico e aumento del volume delle scommesse.
Nessuna filiera produttiva in Italia e nel mondo è gestita direttamente da un ministero solo l’ippica italiana sull’orlo di un baratro e senza futuro.
Come diceva Marzullo (il presentatore): fatevi una domanda e datevi una risposta.
Presidente Upt
Francesco Gragnaniello
Ippodromi “fuori ruolo” riammessi
Evviva, al Mipaaf sono arrivate le penne a sfera e ora tutti possono scrivere.
Così il direttore Abate ha potuto firmare il decreto (allegato) che riammette a correre 11 ippodromi inseriti “fuori ruolo” di cui 10 – tra cui i sardi e Siracusa trotto – nella fascia promozionale e un undicesimo – Tagliacozzo – in quella commerciale .
Di seguito tre comunicati Agipro (18.04.2018)
ROMA – In seguito alla decisione del ministero delle Politiche Agricole di “riabilitare” i tre ippodromi della Sardegna – declassati alcuni mesi fa a causa del calo delle scommesse – il ministero ha modificato il calendario nazionale delle corse del mese di aprile 2018, inserendo due giornate (il 22 e il 28 aprile) all’ippodromo di Chilivani, con assegnazione di un montepremi ordinario di 54.150 euro per il relativo finanziamento.
ROMA – Il decreto ponte che riabilita i tre ippodromi sardi di Chilivani, Sassari e Villacidro, declassati a gennaio dal ministero delle Politiche agricole è stato firmato questa mattina a Roma: il provvedimento consentirà il regolare svolgimento delle attività previste per l’anno in corso e, già dal prossimo 22 aprile, nell’ippodromo di Chilivani, si potranno tenere gli appuntamenti in calendario. Il Mipaaf aveva declassato 11 ippodromi dei 29 presenti su tutto il territorio nazionale, a causa del calo delle scommesse che questi centri riuscivano a realizzare a ogni stagione; questo provvedimento comportava inoltre il taglio dei finanziamenti provenienti da Roma determinando di conseguenza la quasi certa chiusura degli ippodromi. «Si tratta di una buona notizia, tanto attesa dopo queste lunghe settimane di interlocuzioni costanti con il ministero. Ci siamo attivati da subito per difendere i nostri tre ippodromi sardi, spiegando che l’insularità e la poca popolazione della Sardegna erano elementi che non permettevano ai nostri centri di poter concorrere alla pari con gli altri ippodromi nazionali», ha detto l’assessore all’Agricoltura della Sardegna, Pier Luigi Caria.
ROMA – «Abbiamo chiesto e richiesto al ministero di rivedere la norma e il risultato di oggi, di fatto una sospensiva fino al prossimo 31 dicembre, è un primo passo che ci impone di continuare il confronto con il prossimo inquilino del Mipaaf con cui dobbiamo arrivare a una revisione dei parametri di valutazione», continua l’assessore. «Stiamo investendo risorse importanti sul mondo del cavallo, sostenendo rassegne e appuntamenti anche internazionali, gare, ristrutturazioni degli impianti e soprattutto rilanciando l’allevamento del cavallo di razza anglo-araba. Grazie a questi interventi, già da qualche anno, si respira in Sardegna un’aria diversa, più rivolta verso il rilancio del comparto».
Il decreto di riammissione in ruolo firmato oggi «arriva anche a seguito del nostro progetto di rilancio inviato al ministero. Ci auguriamo tuttavia che il Tar accolga il ricorso e bocci tutto il decreto Castiglione che, con il parametro di valutazione basato sulle scommesse, ci ha messo in questa brutta situazione», ha aggiunto il presidente del consiglio di amministrazione dell’ippodromo di Chilivani, Nicola Fois. L’augurio è che al ministero «tengano conto delle specificità dell’allevamento sardo, della sua lunga tradizione e che valorizzino aspetti in cui, per esempio qui a Chilivani, siamo ai vertici nazionali come cavalli partenti. Da oggi, più che mai, saremo sempre in contatto con le istituzioni regionali e locali per cercare di tutelare gli interessi di un mondo che sta ripartendo e che per la Sardegna vuol dire tanto in termini di occupazione e lavoro».
All.to: decreto riammissione ippodromi fuori ruolo
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