Sta per iniziare la stagione dei Gran premi di galoppo e di trotto e la trasparenza dei risultati dovrebbe essere l’obiettivo primario degli uffici ministeriali e delle strutture connesse al controllo della regolarità dei risultati.

La presenza a Torino di un allenatore francese squalificato per il superamento della soglia del Cobalto pone il problema di questo controllo anche in Italia.

Facciamo il punto della situazione, la soglia del cobalto viene inserita nel regolamento italiano a fine 2016, quasi sei mesi dopo che nel resto d’Europa.
Comunque il divieto rimane una mera affermazione scritta sulla carta in quanto il laboratorio risulta sprovvisto della strumentazione idonea e gli uffici ministeriali nulla hanno fatto per predisporre l’effettivo inizio dei controlli.
In fin dei conti la discussione sulla necessità di introdurre i controlli era iniziata già dal 2014 e che volete che siano 2 anni per le attività ministeriali e di Unirelab? Un battito d’ali rispetto all’eternità della burocrazia.
Comunque pensiamo che fatto salve tutte le procedure di controllo amministrativo non essere riusciti ad acquistare un strumento di normale uso in centinaia di laboratori e dal costo di 150mila euro non depone certo sull’efficienza dell’ufficio acquisti di Unirelab e al suo amministratore unico che erano stati elogiati come l’espressione massima di qualità, certo l’elogio arrivava dal Sottosegretario Castiglione che aveva raccomandato l’amministratore stesso e qualche dubbio  doveva sorgere.

Dunque totale incapacità amministrativa e progettuale da parte di Unirelab.

Certo, chiudere i bilanci in attivo e pagare tasse di centinaia di migliaia di euro al posto di acquistare strumenti essenziali salva il posto ed evita i controlli sulle spese ma Unirelab esiste non per le nomine,  non per fare utili ma per controllare al massimo la trasparenza delle corse.

Passiamo a valutare quanto poteva fare l’ufficio ministeriale preposto per i controlli.
Vista l’indisponibilità dello strumento, si potevano iniziare i controlli presso un laboratorio esterno come fatto da Svezia e Norvegia in attesa della partenza del laboratorio interno.
Certo, era possibile ma bisognava darsi da fare in altre parole lavorare e prima ancora avere ben chiaro il concetto di lavoro che è necessario per quell’ufficio.
Potevano essere attivati subito i controlli esterni: certo con una buona dose di buona volontà, il problema sarebbe che attivarli adesso dopo oltre un anno di inattività farebbe risultare ancor di più l’immobilismo del 2017.

Certo, ci rendiamo conto che il responsabile del laboratorio tiene famiglia e segnalare le assurdità che diminuiscono l’efficienza del laboratorio ha i suoi rischi (don Abbondio docet), che i vertici amministrativi di Unirelab hanno protezioni politiche/familiari e quindi sono immuni da dimostrare di fare un buon lavoro e che il posto di un dipendente ministeriale è intoccabile e non è possibile il licenziamento, ma un sano turnover di tutte queste figure in altri uffici o enti del Mipaaf non sarebbe possibile?

Di solito colpevolizziamo il direttore Abate (che certo ha tante responsabilità) ma in questo caso lo invitiamo a controllare se quanto detto corrisponde al vero e fare le opportune considerazioni sempre che la politica lo permetta.

Marco Montana

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