Dopo aver aspettato anni per la pubblicazione delle nomine dei veterinari è stato possibile analizzare l’incidenza delle trasferte.

 In teoria due potrebbero essere le opzioni:
– privilegiare sempre i veterinari locali per contenere i costi;
far ruotare i veterinari con nomine sempre diverse.

Ambedue queste soluzioni hanno dei pregi e dei difetti.

La prima abbatte i costi, la seconda privilegia la trasparenza, ma in effetti la seconda dovrebbe essere scelta laddove ci fossero stati casi di problemi con i veterinari locali.
Ma nessuna notizia è arrivata agli onori della cronaca di problemi di alcun veterinario responsabile.
Comunque si dovrebbe scegliere una di queste due opzioni ed attenersi, fatto salvo, problemi logistici temporanei.

Nei primi 4 mesi le trasferte dei veterinari sono il 25% delle nomine.

Il dato generale sarebbe accettabile, ma analisi delle varie zone fanno risaltare alcune incongruenze.
Dando per assodato che la scelta di utilizzare veterinari locali per la Sicilia sia obbligata, vediamo che ci sono due aree precluse a veterinari esterni: la Toscana e la Puglia.
Mentre altre due zone risaltano per un utilizzo molto elevato di veterinari viaggianti: la Campania e l’Emilia Romagna.

Nel primo caso siamo a quasi al 50% e addirittura del 100% nel secondo.

Eppure i veterinari locali sono disponibili, mistero.

Come per altri settori non si vede la logica dietro queste scelte che contrastano con entrambe le opzioni logiche.
Visto che non risultano lamentele sui veterinari responsabili in nessun ippodromo e non sono stati segnalati errori macroscopici, le trasferte in numero cosi elevato in alcune zone risultano incomprensibili e foriere solo di un aumento dei costi.

Solo i cervelloni del Mipaaf, maestri dei giochi di prestigio, possono non accorgersene.

Redblack

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