Ci sono situazioni che proprio non riusciamo a capire.
Per quanto ci sforziamo proprio non riusciamo a spiegarci il meccanismo decisionale che alberga nelle menti del Ministero.
Finalmente si decide di archiviare la remunerazione degli ippodromi secondo i criteri stabiliti nel 2006 “nientepopodimeno” da Panzironi dietro il paravento Deloitte.
Si parla di criteri stabiliti ben 12 anni fa e riferiti ad un’ippica totalmente diversa e stravolta già nel 2012, quindi era logico aspettarsi che dopo due anni di lavoro si potesse arrivare ad alcuni punti condivisi se non da tutti quantomeno dalla maggioranza degli ippodromi.
Niente di tutto questo, la classificazione partorita nel dicembre 2016 e poi corretta nel dicembre 2017 è stata giudicata unanimemente una “ciofeca”.
Incredibile ottenere la quasi unanimità contraria non è da tutti: complimenti al MIPAAF!
O meglio i pochi beneficiati stanno rintanati e nascosti come gli ultimi giapponesi in guerra nelle profondità della giungla, mentre i cantori di palazzo che invece difendono a prescindere anche l’assurdo cercano di convincere che come gli asini volano anche la classificazione è buona.
La classificazione doveva precedere la nuova remunerazione agli ippodromi ma a luglio nulla è stato proposto e ancora più grave tutti gli ippodromi dall’1 gennaio 2018 aprono le porte per lo svolgimento delle corse senza uno straccio di contratto: in nessun paese al mondo questo sarebbe possibile ma la nostra ippica è gestita dallo stato cui tutto è permesso.
Quindi a fronte di un calo progressivo delle risorse si assiste alla totale incapacità di redistribuirle in un’ottica legata al merito.
Quando si troverà la cura, il paziente sarà già morto.
Il calendario bimestrale appena emesso e non ancora partito i ben informati ne annuncia già il cambiamento, ma non era possibile pensarci prima?
Riproponiamo il quesito già posto: quale è l’articolo e il comma dei decreti che stabiliscono la limitazione delle giornate per alcuni ippodromi e la distribuzione dei GP di trotto?
Se esistono i decreti non ci può essere discrezionalità ma regole, se si applicano regole non scritte siamo nella discrezionalità e i decreti non servono.
L’ippica faticosamente deve trovare il proprio futuro e non cercare di giustificare le assurdità presenti in nome di una visibilità inutile e di un attivismo utile a pochi amici.
RedBlack