E’ iniziata la settimana che porterà al Derby del trotto.
Un evento con il più alto montepremi per una corsa di trotto e che quindi dovrebbe essere il biglietto da visita della nostra ippica in ambito mondiale.
Da una parte avremo un movimento formato da allevatori, proprietari, allenatori, guidatori e cavalli che porteranno in pista tutta la loro professionalità e concorreranno a evidenziare l’alto livello del trotto italiano in un “teatro” che mostrerà la passione e l’affetto di un pubblico che sarà all’altezza.
Dall’altra abbiamo avuto il peggio delle capacità di programmazione, organizzazione e di qualità della giustizia sportiva di un ente di controllo, il Ministero, che come il montepremi non ha paragoni nel mondo:
- Un disciplinare che arriva oltre alla metà dell’anno con cavalli qualificati per corse che si sono già disputate;
- Un percorso di avvicinamento al Derby stravolto dal punto di vista tecnico;
- La sede decisa da una classificazione degli ippodromi così cervellotica e confusionaria che dopo 9 mesi non ha ancora prodotto un contratto da far sottoscrivere e i relativi pagamenti alla società di corse;
- La sede delle batterie cambiate all’ultimo momento per problemi legati a un ippodromo che tutti sapevano, tranne il Ministero;
- Un livello di giustizia sportiva mai così basso, nonostante abbia coordinatori lautamente pagati ma di fatto inutili;
- Un sistema invischiato nella burocrazia ministeriale e nella giustizia amministrativa.
Sia ben chiaro che la colpa non potrà essere mai imputata, e purtroppo qualcuno ci sarà, a chi usa tutte le possibilità esistenti per ottenere una giustizia negata dall’evidenza dei fatti.
Quindi se il derby dovrà essere una vetrina, questa sarà:
- Splendida per i protagonisti in pista e dell’allevamento;
- Emblematica per il fallimento delle capacità del MIPAAFT a gestire l’ippica;
- Imbarazzante per promuovere corse da porre nel palinsesto delle scommesse europee.
RedBlack