La mossa del cavallo è arrivata improvvisa ma sacrosanta.
Una lettera lunga e circostanziata che diffida il MIPAAFT ad eseguire subito i pagamenti pena la chiusura di quasi tutti gli ippodromi principali dichiarando di fatto la fine dell’ippica italiana.

Ne riportiamo qualche stralcio:

Abbiamo più volte richiamato l’attenzione del ministero delle Politiche Agricole che si occupa del settore ippica per illustrare la situazione di grave stato di crisi nella quale versano le nostre società … mancata definizione del nuovo rapporto contrattuale per l’anno 2018, e a questo riguardo abbiamo richiesto sempre al ministero, in più occasioni, quanto meno di prorogare l’accordo in essere per l’anno 2017 e di provvedere al regolare pagamento, a nostro favore, delle prestazioni previste, a norma dell’art. 2 del D.Lgs. n. 449/99, per lo svolgimento dell’attività di organizzazione di corse presso i vari ippodromi. Qualora le nostre richieste non siano prese in considerazione, il ministero sarà chiamato a rispondere, quale unico e solo responsabile, di tutti i danni economico-patrimoniali e non, subiti e subendi dalle scriventi società di corse, oltre all’eventuale danno erariale derivante da un fermo delle attività ippiche. Dove la situazione d’insostenibilità dovesse ulteriormente protrarsi, invitiamo il ministero a non programmare ulteriore attività ippica ….. Quanto sopra tenuto conto che tutte le società di corse italiane, dall’inizio dell’anno 2018, stanno scrupolosamente svolgendo tutte l’attività volte a garantire il regolare svolgimento delle corse e degli allenamenti secondo il calendario assegnato dal Mipaaft, e ciò esclusivamente in base al principio del legittimo affidamento stante l’assenza del rapporto contrattuale…”

Una lettera che rileva lo scandalo dell’inadempienza del MIPAAFT, non degli ultimi arrivati, ma di chi da anni infischiandosene di tutto e di tutti con la tutela di qualche sottosegretario di passaggio se ne sta seduto sulle comode poltrone dirigenziali certi dell’intoccabilità dello status di pubblici dipendenti.
Da quasi un anno, nell’illegalità più totale, i vari dirigenti compilano calendari, pontificano di classificazioni senza mai avere messo un piede in un ippodromo se non per essere omaggiati o mangiare al ristorante, e si sono dimenticati che in un paese normale prima si sottoscrivono i contratti poi si inizia a lavorare.

Un apparato ministeriale che nell’ordine:

  • Ha inserito in calendario un ippodromo dove ancora non esisteva per una pista di galoppo e non vi era stato fatto un collaudo (Follonica)
  • Ha riconosciuto un ippodromo dopo alcuni giorni che già si svolgevano le corse (Roma a settembre);
  • Ha autorizzato una corsa dopo 5 giorni che si era svolta (Roma-Turilli).

E molte altre cose fatte senza un contatto con la realtà. In compenso sono passati dieci mesi a non fare nulla per i pagamenti in un rimpallo imbarazzante di responsabilità ma tutti prigionieri solo dell’incapacità della pubblica amministrazione di gestire un settore.
Questi soldi sono classificati nella legge di bilancio come sovvenzioni, cioè denari da distribuire per sostenere una parte del settore (ippodromi) come mille altre sovvenzioni erogate in agricoltura, il MIPAAFT invece non le distribuisce facendo morire una parte della filiera contravvenendo al mandato legislativo di sostenerlo.
Le risorse da destinare agli ippodromi sono obbligatorie per legge, il DPR 169/1998 prevede espressamente la remunerazione degli ippodromi, quindi non sono regali dati ma obblighi di legge e i soldi non arrivano dalla fiscalità generale (tasse degli italiani) quindi sottratti ad altri servizi ma dall’aliquota delle scommesse destinate all’ippica da sempre.
Che qualcuno sia in disaccordo con questa destinazione è legittimo, ma fin quando sono stabilite delle cifre in una legge queste devono essere date.
Le richieste degli ippodromi sono sacrosante, come sacrosanti sono i diritti degli operatori ad essere pagati eppure in una televisione senza spessore si fa parlare chi fino ad ieri sosteneva che i pagamenti erano regolari e accusa gli ippodromi di  incassare 30 e spenderne 5.
Tutti si lamentano dei servizi degli ippodromi ma questi non incassano i soldi e secondo qualche brillante economista ministeriale dovrebbero stare in silenzio in quanto sarebbero dei beneficiati in barba agli obblighi societari e di legge.

Un tuono è rimbombato nel cielo ippico ora vediamo se arriverà il temporale.

RedBlack

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