Pubblichiamo la risposta di Enrico Varriale a Pasquale Sedia, Presidente di Giuria del convegno programmato a Napoli il 12.10.2018, relativa al caso Ariel Ferm:
“Premessa: ho apprezzato i toni garbati della risposta inviatami dall’avvocato Sedia. Ciò detto resto in disaccordo sulle sue valutazioni. La circolare citata per motivare la decisione della Giuria di Agnano ha per me il vizio originale dell’ indeterminatezza che facilita in modo insopportabile la discrezionalità delle decisioni. Che significa in concreto ” i limiti di tolleranza dei tempi di galoppo negli ultimi 400 metri sono molto minori “? Rispetto a quale criterio, 3 sono tollerati, 4 no, dove ė scritto ? L’esempio da me sollevato rispetto alle decisioni opposte assunte dalla Giuria della batteria del Derby di Torino era legata a questa, a mio avviso esagerata discrezionalità. Con questo regolamento una Giuria può decidere di non squalificare un cavallo che a inizio gara fa 12 tempi di Galoppo finendo all’interno dei paletti e un’altra può squalificare ARIEL FERM che di tempi di galoppo ne fa sei, non me ne voglia Sedia, per evitare di tamponare il cavallo che lo precedeva che a 200 metri dal palo ferma quasi di passo per restare di trotto. Al di là della sfortuna, che è una componente da accettare in ogni manifestazione sportiva cui si partecipi, a me pare chiara e urgente l’ esigenza di una chiarezza regolamentare per rendere più credibili i risultati delle corse. Volendo fare anch’io un paragone calcistico come ha fatto Sedia è come se in una partita fosse consentito di fischiare all’arbitro un fuorigioco di pochi centimetri in area di rigore mentre si può sorvolare sull’offside di un metro se segnalato subito dopo il centrocampo. Se mi è consentito, questo nel calcio sarebbe un assurdo tecnico e credo lo sia anche nell’ippica. Al di là dell’episodio specifico credo sarebbe giusto che su questi temi si pronunciassero pubblicamente innanzitutto i protagonisti driver, allenatori e proprietari che sono i primi ad avere interesse ad una reale e radicale riforma dell’ippica ormai improcrastinabile che è giusto chiedere al ministro Centinaio, producendo però idee e iniziative indispensabili per il miglioramento del settore.
Enrico Varriale”
La risposta di Varriale è l’occasione per replicare a Mario Alderici. Per tutti gli addetti ai lavori- contrariamente alle affermazioni di Alderici – Zlatan era da squalificare e il filmato della corsa lo conferma.
Negarlo è un assurdo tecnico.
Ma il caso Ariel Ferm non deve essere considerato un episodio a sé stante, ma un’opportunità come sottolinea Varriale per rimarcare la discrezionalità degli organi di controllo che così poco affidabile rende il nostro prodotto, contribuendo a ridurre gli ippodromi in luoghi per pochi intimi che se la suonano e la cantano da soli.
Sembrerebbe che i controlli si vogliano solo imporre e non subire.
Per un prodotto certificato necessita non solo competenza, professionalità e funzionalità delle Giurie alle quali va assicurata indipendenza, ma a cui si richiede trasparenza, assunzione di responsabilità in caso di errori e anche prontezza nella repressione delle condotte illecite e contrarie ai Regolamenti.
Un prodotto certificato e credibile deve essere la somma di una serie di componenti legate da un unico filo conduttore all’interno di un unico organismo, l’opposto di quanto avviene in Italia, dove si perpetua la formulazione di un prodotto – corsa falsato ancora prima di entrare in pista.
Non a caso l’Europa ci considera il paese dei balocchi.
Occorre anche domandarsi: “Chi controlla i controllori ?”
Nell’ordinamento sportivo questo fatto è rigidamente diviso tra federazioni e CONI e laddove il Coni è l’esecutore esistono organismi sovranazionali indipendenti di salvaguardia.
Non è certo il ministro dello sport che nomina gli arbitri ogni settimana e per tutti gli sport.
L’Organismo Ippico Italiano ha già affermato con fermezza la necessità dell’autonomia dei giudici di gara. Il modello di riferimento dell’OII è l’AIA.
L’AIA ha autonomia operativa – amministrativa e rapporti con la Figc ben precisi e strutturati, ma anche di subordinazione, dal controllo preventivo e consuntivo dei bilanci all’approvazione dei regolamenti.
Quando poi è stata espressa da un alto dirigente del Mipaaf perplessità sul modello AIA perché l’ippica è uno sport sui cui è possibile effettuare scommesse riconosciute dallo Stato, ignorando che anche sul calcio è possibile giocare (il quadruplo dell’ippica), ci sono cadute davvero le braccia, preferendo non porci…domande.
Vale la pena ricordare che le gestioni ippiche di tutte le nazioni europee sono di natura privatistica e che la giustizia sportiva è organizzata, controllata e regolata dalle stesse associazioni private.
Maurizio Mattii – Francesco Gragnaniello – Marco Folli