Il momento paradossale dell’ippica italiana è rappresentata plasticamente da due comunicati di questi giorni:

  • Aumento del montepremi del GP Lidia Tesio del 4 novembre;
  • Risultati della raccolta della quota fissa.

L’aumento del montepremi è un tentativo di attirare i migliori cavalli per far lievitare o mantenere il rating e quindi lo status di GP1.
Poniamo un quesito, secondo voi risulterà più utile l’aumento di più di 100.000€ del montepremi pagabile entro giugno 2019 o sarebbe stato meglio (in effetti impossibile) pagare il vecchio montepremi entro 30 giorni come in tutti i paesi ippici normali?
La risposta la darà il campo andando a contare quanti “stranieri” si presenteranno.

L’aumento del 40% della quota fissa porterà alla fine dell’anno un calo delle entrate per l’ippica di circa 1,5M. Nulla di trascendentale ma l’ennesimo calo delle entrate.

In più il brillante emendamento, indicato dalle famigerate “associazioni riconosciute e rappresentative” come pietra angolare per il rilancio ippico abbinato alla classificazione di Castiglione, contiene anche una clausola di salvaguardia per l’erario.
Cosa vuol dire clausola di salvaguardia? Che l’erario se avrà un minore introito nel 2018 potrà prelevare i soldi dagli altri soggetti che hanno usufruito del prelievo: la filiera ippica!

Chi invece ha visto incrementare in modo significativo i propri introiti? Gli assuntori di gioco.

Riassumiamo: uno vince (l’assuntore di gioco), uno male che vada pareggia (erario) uno perde sicuro (la filiera ippica).

Brillante risultato di chi sostiene qualcosa senza capire l’implicazione, come un juke box inserito un gettone si deve cantare la canzone richiesta.

Ripetiamo ancora:

Parlare alle riunioni non significa dire cose intelligenti;
Urlare non vuol dire aver ragione;
Insultare non vuol dire essere autorevoli ma solo maleducati.

RedBlack

Di

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *